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Guarda il trailer di "The Villains", un film generato da un motore di ricerca

Il film di Rhett Jones potrebbe essere la risposta di questo millennio alla Nouvelle Vague

Parigi, 1967: Jean-Luc Godard, fomentato dalle paure relative alla Guerra Fredda, dal furore antiautoritario e dal nuovo status che aveva assunto l'elite cinematografica a livello globale, scrive e dirige La Cinese. Il film è un adattamento del romanzo anti-nichilista del 1872 di Fyodor Dostoyevsky I Demoni, che racconta di un gruppo di rivoluzionari russi che complottano senza successo per soverchiare il regime imperialista. Giovani che inneggiano all'azione diretta dalla sicurezza e dal comfort dei loro salotti borghesi.

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Un anno dopo, nel maggio del '68, le ondate di violenza legate al movimento studentesco in rivolta insanguinano le strade di Parigi e Godard cita la sua stessa sceneggiatura, dicendo "L'arte non è il riflesso della realtà, ma la realtà di quel riflesso" in un'intervista con Roger Corman. Una frase fin troppo familiare dopo la fine del movimento Occupy Wall Street che, seppur legato all'arte, è comunque stato sconfitto.

Ora un regista sta riportando il classico tema della rivoluzione giovanile appassionata ma fallimentare sugli schermi, nel suo riadattamento moderno de La Cinese. Il suo nome è Rhett Jones e il suo film, The Villains, parla di una generazione troppo ardente per non protestare ma troppo distratta per passare all'azione. Il film, composto dai risultati di ricerche online mischiati in un décollage messo insieme con un algoritmo (in parole semplici video a caso presi da internet), potrebbe essere la risposta del nuovo millennio a Godard.

Per la premiere del trailer di The Villains (qui sopra), abbiamo parlato con Rhett Jones di La Cinese, di "Corporate Personhood" e di cosa significa rendere il proprio lavoro un SEGA (Search Engine Generated Artwork, opera generata da un motore di ricerca):

The Creators Project: Come è saltato fuori questo progetto?
Rhett Jones: All'inizio era un rifacimento puro e semplice. Mi piace molto fare editing. Volevo semplicemente del materiale da editare, allora ho pensato di rifare La Cinese di Godard scena per scena, parola per parola. Poi si è trasformato in qualcosa di totalmente diverso, che parla dell'ansia che avvertivo per la primavera araba, l'Hacktivism e il Clicktivism, etc.
Ho pensato che fosse interessante la rinascita dell'attivismo politico dopo molto tempo che mi sembrava assopito. Mi sono interrogato sul perché stesse succedendo, o se stesse davvero succedendo. I network facilitano l'attivismo o ci danno solo l'illusione che esista?
Con la primavera araba sembrava che lo aiutassero, ma se guardiamo a ciò che è successo dopo vediamo che i social forse sono solo stati un mezzo per velocizzare il processo, e probabilmente non lo hanno aiutato, visto che non c'è un programma preciso per il futuro. Kierkegaard disse che "l'angoscia è la vertigine della libertà", e credo che questo sia molto pertinente alle rosee prospettive di democratizzazione che ci offre l'innovazione. In breve, credo che il progetto sia nato perché stavamo cercando semplicemente di ricreare qualcosa, ed è subentrata una sorta di ansia. E anche se ancora ho delle riserve, in generale ho molte speranze nel futuro della tecnologia per la società.

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Come sono state fatte le riprese? 
Gran parte del film è ambientata in un grande appartamento, cosa che ha facilitato le riprese. Dei miei amici hanno questo spazio a Bushwick che chiamano "Magazzino Economico" e ce lo hanno lasciato usare. L'estetica del film oscilla tra l'hi-fi e il lo-fi, HD e SD, professionale e dilettantesco, quindi ero molto aperto agli imprevisti e agli errori. Lo paragonerei a una radio che prende e perde il segnale.
La qualità di tutti gli aspetti tecnici non è omogenea, quindi ho voluto lasciare tutto molto libero e far sì che le scene venissero fuori con un certo fatalismo. "Lo sistemeremo in post produzione" è una specie di barzelletta del mondo cinematografico, in questo caso era già praticamente deciso che "lo avremmo trovato in post produzione".  Dopo una sorta di rilassamento estetico durante le riprese, alcune tra le scene più nitide sono state pixelate durante l'editing per renderle un po' più ruvide. Una gran libertà durante le riprese è stata seguita da una post produzione molto rigorosa.

Eri coinvolto in Occupy durante l'editing del film—in che modo questo ha improntato le riprese, e in che modo il tuo lavoro di editing ha improntato la tua protesta?
Occupy al massimo ha solo rallentato l'editing, perché non si poteva sapere quando ci sarebbe stata un'azione, e a me Occupy interessava più che altro come serie di azioni con grande visibilità sui media che come idea politica. Io quasi non ho girato video, ma i media e i filmati della gente bastavano a creare quegli scenari in cui i potenti attaccano chi non ha il potere. Un giorno sono stato arrestato, e il giorno dopo qualcuno mi ha mandato il video del mio arresto su Russia Today. Pensavo che quel tipo di scenario fosse importante. Io e il mio editor Alex Beninato abbiamo deciso di non fare alcun riferimento a Occupy nel film, perché quella supponenza che ha rovinato Occupy era già ben rappresentata dai nostri personaggi preferiti.
Per quanto riguarda l'effetto dell'editing sulla protesta direi che semplicemente ci ha tenuto con i piedi per terra quando era facile essere coinvolti e indottrinati. Ero dispostissimo a mettermi in pericolo durante le azioni di protesta perché mi piaceva l'impatto che i video avevano sulla visione della gente riguardo al potere, ma quando tutto si è trasformato in ideologia politica era davvero deprimente. Credo che nessuno sia uscito di lì uguale a come ne è entrato.

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Parlami della post produzione. Perché fare un film generato da un motore di ricerca?
Per me era importante che la gente potesse fare esperienza di The Villains in vari modi.. Questa idea dell'opera generata da un motore di ricerca (SEGA) è solo un modo per rendere unica l'esperienza degli spettatori. A livello pratico spero di raffinare la tecnica così che se anche il film diventasse datato, il materiale associato preso dalla rete rimarrebbe attuale. Credo che le idee del film resteranno attuali, perciò se tra 20 anni vorremo mostrare il Presidente degli Stati Uniti che annuncia il bombardamento di un Paese, mostreremo l'ultimo Presidente e l'ultimo bombardamento.
Da un punto di vista metaforico mi piace l'idea di isolare lo spettatore. Magari quando guardi il film i contenuti associati che vengono generati a caso sono molto profondi e vengono mandati nel momento giusto, e magari anche la volta dopo che lo riguardi, e ti piace moltissimo. Poi lo guarda un tuo amico e la randomizzazione dei contenuti non funziona così bene, e magari gli sembra tutto poco chiaro e disordinato. Se poi parlate del film parlerete di due film diversi, oltre che delle vostre opinioni diverse. Questo potrebbe farti sentire molto speciale, oppure molto solo. I parallelismi con le società tecnologiche ossessionate dall'esperienza unica dell'utente sono ovvi. Credo che il punto sia chiedersi se l'esperienza unica sia per forza una cosa positiva, e penso che di solito sia così.

Come funziona il SEGA?
Per tutto il film abbiamo usato filmati, la maggior parte dei quali presi da YouTube, per offrire contrasto e dare consistenza alla storia. Amo i documentari di Adam Curtis e volevo utilizzare le associazioni sorprendenti che usa lui, ma in una cornice narrativa predeterminata. Se decidi di vedere la versione del film con i pop-up, vedrai video inerenti alla storia ma sempre diversi ogni volta che abbiamo deciso di inserirli nel lavoro. È più difficile a farsi che a dirsi, ma in sostanza c'è un'app in javascript che usa l'API di YouTube per cercare una data parola in un dato momento. YouTube trova i primi 20 risultati per la parola e poi sceglie uno o due video a caso tra quelli. La cosa bella è che i risultati diventano sempre più accurati, e periodicamente perfezioniamo la lista di parole.

I modi di fare rivoluzione sono totalmente cambiati dalla Parigi del '67 di Godard—credi che le battaglie siano rimaste uguali?
Le battaglie sono cambiate perché le divisioni sono meno nette.  I verdetti sono stati dati su praticamente ogni ideologia politica, tranne il capitalismo. Quindi la battaglia si basa su come portare avanti il capitalismo.
L'individuo contro le grandi multinazionali (Personhood vs Corporate Personhood)è l'ultimo fantasma che le persone devono combattere. Se dicessimo ad uno studente maoista del '68 che oggi ci chiediamo se una società dovrebbe avere gli stessi diritti di un essere umano, ci prenderebbe per matti. Ed è da matti farsi una domanda del genere. Le questioni diventano più ristrette e le persone vengono incanalate in ambienti molto più controllabili. Le battaglie tra chi ha il potere e chi non ce l'ha rimangono le stesse, ma ultimamente chi ha il potere ha molte più carte in mano. Ciò che abbiamo oggi sono potenti mezzi per l'organizzazione, che sono altrettanto potenti per arrivare ad una pacificazione.

Guarda tutto il film gratuitamente su TheVillains.org, e guarda il bellissimo Artist's Notebook su Rhett Jones di ANIMAL. Poi non incolpare noi se inizi a canticchiare "Mao mao".

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