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Tecnologia

Anche la mamma di Kim Dotcom è stata assaltata dalla polizia

Un retroscena esclusivo della vicenda del re di Megaupload.
VICE News ha visitato Dotcom lo scorso Ottobre per discutere della sua vita agli arresti domiciliari e del futuro del copyright.

Quando lo scorso Ottobre ho avuto il piacere di incontrare Kim Dotcom, nella sua immensa residenza alla periferia di Auckland, abbiamo passato la maggior parte del tempo nel suo studio di registrazione. È qui che Kim riesce a staccarsi dalla routine della sua vita agli arresti domiciliari e a trovare un po' di pace. Nello studio non ci sono avvocati o problemi di business da risolvere, ma solo il ritmo della musica elettronica. Proprio così, Dotcom sta producendo un suo album.

Mentre discutevo con Kim, assieme al collega di VICE Tim Pool, della sua vita e della sua vicenda giudiziaria, lui ci ha sorpreso con un'informazione che la stampa non aveva mai riportato. Sembra che quando Kim è stato arrestato in modo teatrale dalle autorità neozelandesi nel gennaio 2012, anche sua madre, che vive in Germania, ha ricevuto la visita di poliziotti poco amichevoli, armati di fucili d'assalto. Per sua fortuna non volevano arrestarla, ma soltanto sequestrare l'auto che Kim le aveva regalato. Alla nostra richiesta di ulteriori informazioni, ammette che questa è la prima volta che parla di questa faccenda ai giornalisti.

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Quando sono tornato in Canada, ci siamo risentiti per approfondire i dettagli di questo incidente. "Quella mattina, la polizia tedesca—mitragliatori MP5 alla mano—si è presentata a casa di mia madre e ha sequestrato la Mercedes ML 350 che le avevo regalato," mi ha detto Kim. "Hanno bloccato l'accesso alla via di casa sua con due camionette per lato, come per impedire che qualcuno fuggisse con la macchina." Mi racconta anche che la macchina "era registrata a nome di uno dei nostri impiegati di Monaco, perché era lui a occuparsi della manutenzione e a portarla dal concessionario se c'era un problema o servivano le gomme da neve."

Motherboard non ha trovato i verbali della polizia tedesca relativi a questo caso, ma il dipartimento di giustizia americano ha tenuto nota della ricevuta d'acquisto della Mercedes della mamma di Kim nel registro delle prove per il processo Megaupload. Inoltre, la macchina rientra nell'elenco dei beni confiscati, come testimoniano i capi di accusa aggiornati.

Il blitz della polizia nella sua proprietà è stato un evento traumatico per Kim e per sua moglie, Mona Dotcom, che all'epoca era incinta dei loro due gemelli. Ma se si aggiunge l'episodio ai danni di sua madre, la situazione diventa difficile da tollerare. Kim mi ha confidato che per lui l'episodio di sua madre è stato "oltraggioso."

"Gran parte dei miei soldi arriva da compravendite di azioni che ho fatto prima che partisse Megaupload, che infatti rappresenta solo il 9 percento dei miei introiti. Tanto quanto la percentuale di utenti americani—o meglio, sotto la giurisdizione USA—del sito," ci tiene a precisare Dotcom. "Tutto il resto degli utenti e il 70 percento dei nostri server non erano americani. Ciononostante continuano a sostenere che tutto il mio patrimonio, quello del mio staff, di mia moglie e di mia madre—fino all'ultimo centesimo—è in qualche modo legato a Megaupload e quindi va sequestrato. Senza un'udienza e senza un processo."

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"Non possiamo neanche farci spedire i vestiti e gli arredi dal nostro appartamento di Hong Kong, perché il governo americano sostiene che tutto quello che possediamo deve essere sequestrato e venduto all'asta," prosegue Kim. "Tutto questo è successo due anni fa e non se ne vede la fine."

Tutta questa storia, fatta di confische e blitz armati, dà un idea della brutalità con cui le autorità hanno affrontato il caso di Kim Dotcom. Sembra quasi che il trattamento riservato a lui e alla sua vecchia azienda, Megaupload, sia stato un ammonimento per i futuri presunti trasgressori del copyright Hollywoodiano. La madre di Kim gli ha detto che è rimasta scioccata dall'intervento della polizia. "Non poteva credere alla quantità di agenti che le sono entrati in casa," racconta Dotcom. "Li ha visti bloccare la strada, armati fino ai denti, e portare via la macchina, in un modo tale che tutto il vicinato ha pensato che stessero arrestando un sospetto terrorista."

Kim si riferisce a entrambi i blitz della polizia, quello a casa sua in Nuova Zelanda e quello in Germania da sua madre, usando il termine "attacco globale coordinato."

Mi ha raccontato che anche alcuni membri del suo staff sono stati perseguitati dalle autorità. "I conti bancari della mia assistente e del capo della sicurezza sono stati messi sotto sequestro," dice. "Queste persone non sono accusate o imputate di niente, ma il governo americano tiene ancora confiscati i loro beni. Hanno anche pignorato gli oggetti personali di mia moglie. I regali di compleanno, di Natale, dell'anniversario… tutte le belle cose che le avevo comprato."

È evidente che il fervore e l'accanimento con cui le autorità hanno bersagliato Kim Dotcom non sono stati casuali. Il messaggio che i blitz ai suoi danni portano con sé è che le autorità non intendono permettere a nessuno di trarre vantaggio da quella che loro ritengono un'infrazione del copyright. State sintonizzati, perché la battaglia di Dotcom contro questo messaggio dura da anni e non è ancora finita.