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Ecco un altro servizio imbarazzante sui giovani italiani choosy e impreparati

Questa volta ci ha pensato Piazza Pulita.
Grab via La7

Era quasi un mese che non usciva una qualche notizia sui giovani choosy e impreparati che rifiutano posti di lavoro della madonna perché troppo choosy e impreparati. L’ultima risaliva infatti a fine ottobre, quando i media avevano fatto a gara a riportare la notizia della panetteria milanese che non riusciva “a trovare dipendenti”.

Per ricapitolare brevemente la storia, il tutto era partito da un articolo di linkiesta, nel quale si raccontava la storia del proprietario di una panetteria di Milano che aveva visto i pochi candidati che avevano risposto al suo annuncio rifiutare il lavoro—per continuare a prendere il sussidio di disoccupazione o perché non avevano voglia.

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Come avevamo scritto su VICE, la storia si era rivelata se non proprio falsa quantomeno non vera. I curricula arrivavano, e a montare la notizia erano stati i giornali, che ci si erano lanciati per ergerla a emblema della solita rappresentazione dei giovani "choosy" e pigri, che non hanno voglia di lavorare anche quando il lavoro c'è.

Neanche il tempo di dimenticarci della storia di sopra, che a riportare in voga questo evergreen è arrivato un servizio di Piazza Pulita, il programma di La7 condotto da Corrado Formigli. Nella puntata del 23 novembre, viene in fatti trasmesso un servizio a metà tra denuncia ed esperimento sociale, nel quale la giornalista Sara Giudice “ha seguito dei colloqui di lavoro e ne ha tratto uno spaccato della generazione dei giovani in cerca di occupazione”

Il servizio si apre con l'intervista a un imprenditore romano, proprietario di “sette punti vendita per Roma”—tipo paninoteche—e altre “pizzerie più classiche”. L’imprenditore ha “bisogno di tante persone”, ma semplicemente non si trovano.

Racconta con sorriso bonario di gente che “viene e dopo una settimana se ne va” (“ma anche dopo un giorno”), di gente che si offre di “andare a imparare gratis” ma poi “non si presenta”. Insomma chiarisce, imboccato dall’intervistatrice, che nonostante si tratti di un “lavoro vero”—con “contratto nazionale” e stipendi che “si aggirano attorno ai 1,200, 1,500, mille euro, a seconda delle ore”, più “tredicesima, quattordicesima, ferie e malattia”,—trovare un giovane disposto a lavorare sembra una missione impossibile.

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Lo scopo del servizio è quello di verificare direttamente la situazione. Viene quindi messo un annuncio su bakeka.it nel quale si dice che si cercano camerieri e cuochi. Rispondono 23 ragazzi, con età media di 23 anni. È qua che il servizio entra nel vivo e che la situazione dei giovani appare profondamente disperata.

Ogni candidato presentato riesce a essere peggiore rispetto al precedente (e già il primo parte molto basso.) Una ragazza arriva accompagnata dalla madre, altri candidati si presentano senza curriculum. C’è poi anche chi il curriculum lo porta, ma era meglio se non lo avesse fatto: qui la telecamera mostra il cv in questione, che in tre righe contiene 300 errori grammaticali.

Ci sono poi quelli che danno una “clamorosa buca” ( e qua la telefonata di un ragazzo che dice di rinunciare perché "non trovo il posto") e chi racconta di aver rinunciato al lavoro perché "troppo faticoso", o di non poter lavorare la domenica mattina causa partita di calcio.

La ciliegina sulla torta, nel finale, è riservata alle domande su lingue e cultura generale. Qualsiasi conoscenza dell'inglese è un miraggio e nessuno sembra sapere cosa è il Jobs Act né chi sia il presidente del consiglio (non è di aiuto neanche la presentatrice che prova a suggerire che è "quello con i capelli bianchi".) Insomma, i giovani fuoriescono da questi otto minuti di servizio ignoranti e inadeguati come in poche altre occasioni.

Non voglio ripetere per l'ennesima volta quanto siano parziali nel migliore dei casi e totalmente incorrette nel peggiore rappresentazioni di questo genere,—ormai sappiamo che molto spesso si rivelano false, e che la realtà del mondo del lavoro italiano è tutt'altra (o almeno, anche tutt'altra).

Non riesco però a non chiedermi come abbia fatto l'autrice del programma a trovare 23 giovani tanto inadeguati, come abbia potuto pensare che mostrare solo loro potesse dare un quadro complessivo della situazione, e come abbia potuto pensare che un giovane normale—non uno di quelli protagonisti del servizio, quindi—potesse guardare quegli otto minuti senza incazzarsi. In altre parole, se ha mai interagito con un giovane medio. Giuro che non sono tutti così, e fingere il contrario per dimostrare una tesi che fa acqua da tutte le parti è semplicemente sbagliato.

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