Qual è il tuo ricordo più imbarazzante?

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Qual è il tuo ricordo più imbarazzante?

In quanto artisti, i fotografi devono saper gestire critiche, battute e cattive recensioni. Perciò, meglio imparare mettendo in mostra le proprie paure, o vergogne, più nascoste come hanno fatto gli studenti dell'ECAL di Losanna.

Foto di Quentin Lacombe

Settimana scorsa ad Amsterdam si è tenuta la quarta edizione della Unseen Photo Fair. Tra i lavori in mostra quest'anno c'erano quelli degli studenti del secondo anno dell'ECLA di Losanna. Il progetto si chiamava The Embarrassment Project, e a curarlo era Erik Kessels. Agli studenti è stato detto che, in quanto persone creative, nel corso della loro carriera sarebbero incorsi in errori e critiche, cose che ogni bravo artista deve imparare a gestire. Il compito era semplice: "Dai prova del tuo coraggio, crea qualcosa che sia imbarazzante e liberatorio. Osa, non aver paura del ridicolo."

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Ecco alcuni dei loro lavori, insieme a una piccola descrizione degli studenti.

MARINE VALLOTTON - HAPPY FRENCH KISSING DAY

Quando avevo 17 anni ho sentito i miei genitori che facevano l'amore. Non me lo sono mai dimenticato. Per questo progetto, ho chiesto loro di baciarsi appassionatamente davanti a me più a lungo che potevano. Volevo liberarmi di quel momento imbarazzante, passare oltre.

DIANE DESCHENAUX - MYSELF

Non riesco ad accettare il mio aspetto. Sono profondamente timida. È per questo che ho deciso di dare alle persone che mi circondano l'opportunità di interpretare come vogliono il mio autoritratto. Ho pensato che mettendomi in mostra avrei dato il controllo agli spettatori, perdendo il mio rigido controllo di me stessa. Mi sono costretta a guardarmi attraverso gli occhi degli altri.

PURITHAT THONGPHUBAL - LADYBOY

Vengo dalla Thailandia, dove ho vissuto fino ai 10 anni. C'erano migliaia di prostitute e travestiti nei bar dietro casa, e mi ricordo che mi facevano una paura matta, anche se non c'era un vero e proprio motivo.

Magari da piccolo non potevo capire come un corpo così femminile potesse fare uscire una voce così profonda e maschile.

TANYA KOTTLER - IN THE PROCESS OF SEPARATION

Mio padre è morto nell'incendio che ha distrutto casa sua. Mentre vagavo tra le macerie ho trovato delle foto del matrimonio dei miei genitori. Quelle immagini felici e stereotipate nascondono la triste realtà del destino già segnato di quella relazione.

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ELSA GUILLET - SAY GOODBYE TO SADNESS

Questo diario fotografico illustra la mia lotta quotidiana con la bulimia—malattia che è il mio sollievo e la mia sofferenza. Il caos del mio appartamento, gli oggetti che uso per indurmi il vomito, i cambiamenti del mio corpo, le confezioni vuote di cibo e i momenti di solitudine. È questa la forma che la bulimia ha dato alla mia vita.

STÈPHANE MOCAN- GILLES

Quando avevo cinque anni in famiglia avevamo un au pair uomo, Gilles. Per un anno, Gilles è stato un vero e proprio membro della famiglia.

Un giorno, dopo che se ne era andato, abbiamo sentito di un ragazzo arrestato per pedofilia—ed è venuto fuori che era Gilles. I miei ricordi di lui al momento sono vaghi, mi chiedo cosa facessimo tutto il tempo.

IMARA PATERN O'CASTELLO - NOSE

Non mi piace il mio naso. È l'unica cosa che vedo quando guardo le mie foto. Ora è l'unica cosa che vedrete anche voi. Così le altre persone potranno vedere come mi vedo allo specchio.

QUENTIN LACOMBE - MARTINE, CLAUDINE E FRANCOISE

Dopo anni di assenza di contatti, ho cercato di convincere mio padre e le sue sorelle a rincontrarsi. Martine ha detto di no. Claudine non ha mai risposto. Francois mi ha detto che sarebbe stato difficile.

Queste foto sono tutto quello che resta della loro relazione.

ARUNÀ CANEVASCINI - DAILY LIFE

La vita non è sempre una favola—a volte è stressante, strana o anche terribile. Queste immagini sono il mio antidoto all'immagine perfetta di sé che le persone vogliono veicolare sui social media. Una onesta immagine della vita quotidiana.