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Fuga dall'Italia

Se avete passato le ultime ore in preda alla voglia di espatriare, ecco le migliori mete in cui trascorrere la prossima legislatura.

Dalle 15.00 di ieri pomeriggio fino ad almeno tutto domani, gli status dei vostri amici di Facebook, se non direttamente i vostri, saranno pieni di voglia di fare le valigie e andare via, verso mete dove il popolo "non è così stupido da votare Berlusconi" o "non si lascia abbindolare da un proto fascista che doveva restare a fare il comico" oppure "non penserebbe mai che il PD sia vera sinistra." Sarete sicuramente tutti tesi in questo momento, quindi non vorremmo che faceste passi avventati scegliendo a cazzo di cane dove stare durante la prossima (dai presupposti, abbastanza breve) legislatura. Vi mettiamo qui di seguito alcune mete che potrebbero essere adatte alla fuga, o che molto probabilmente avete seriamente preso in considerazione, ma forse non è il caso che ci andiate, davvero.

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LONDRA / BERLINO / NEW YORK / PARIGI

Per quanto queste quattro città sono molto diverse tra loro, sono accomunate da una serie di caratteristiche nella mente del giovane italiano che vuole sfanculare. Sono le prime che vengono in mente e tutti vi hanno un amico che ci vive e che con piacere sarà pronto a ospitarvi per una/due notti quando atterrerete a Stansted (o a Newark, o al Tegel) con una valigia piena di sogni e il telefono pieno di credito per dire a mamma che va tutto bene. Poi per una serie di fortunate circostanze questo tuo amico vi terrà in casa per dei mesi, gli amici che avete lasciato in Italia parleranno del fatto che siete partiti senza un lavoro, senza una casa tua, senza contatti e diranno che siete andati a Londra (o New York, o Berlino) per essere una palla al cazzo.

Comunque, non sarà così per sempre, perché ci sono un sacco di bar e ristoranti che assumono e pagano e con cui potrete permettervi una stanzetta tutta vostra. Altrimenti potete lavorare in una casa editrice indipendente che non paga, ma vi fa fare il lavoro che desiderate—però a quel punto potevate pure stare a Milano, anche qua ci sono un sacco di case editrici che non vedono l'ora di non pagarvi. Certo, se siete gente che vuole fare il lavoro per cui ha studiato, e avete studiato cose serie, be', tante pacche sulle spalle.

AUSTRALIA Patria benedetta dal gene del surfista biondo, l'Australia offre animali strani, lavoro a contatto con la natura, la città più vivibile del mondo, Natale in costume da bagno e tumori alla pelle. Inoltre, la premier ha il senso dell'umorismo senza essere grottesca—Si-può-fare!—e il lavoro non manca. O meglio, di sicuro non mancava fino a quando un'orda di italiani a vari livelli di voglia di combinare qualcosa nella vita sono andati a raccogliere kiwi e spulciare canguri. Essendo, appunto, da almeno un decennio la meta di tutta l'emigrazione Into the Wild italiana, c'è il rischio di finire in mezzo a connazionali esaltati e italofobi pronti ad accusarvi di fare parte di una nazione di merda e di aver permesso che queste scempio avvenisse, così dovrete difendervi da accuse che fino al giorno prima eravate voi a rivolgere ad altri.

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DUBAI "Mi trasferisco negli Emirati Arabi Uniti" suona malissimo, invece "mi trasferisco a Dubai" è più rassicurante, è come dire "Vado a lavorare a Eurodisney" o "Mi faccio la stagione a Ibiza." Ci sono molte possibilità a Dubai per chi vuole lavorare nel turismo dedicato a forse il miglior target a cui si possa puntare: gli scemi coi soldi. Li puoi portare nel deserto sui 4x4, convincerli a buttarsi con il paracadute, vendergli un'isola artificiale da cinque milioni di euro, cose così. Poi torni a nel tuo paese natale dicendo frasi come: "Oh, è bellissima Dubai, un posto pieno di contraddizioni, ma con uno skyline e dei colori mozzafiato." A meno che non vogliate provare l'esperienza di fare i camerieri o i muratori in un paese in cui gli scioperi e i sindacati sono illegali.

POLONIA La Polonia è il Paese che ha vinto il premio per la miglior uscita di scena dal Comunismo, molte aziende hanno deciso di investire lì sfruttando i costi bassi, ma senza avere la coscienza sporca di quando operi in paesi senza libertà sindacali. La politica in Polonia è un argomento di cui pochi si interessano, l'affluenza alle urne è nulla rispetto alla nostra: il picco massimo è stato nel 2007, con il 53 percento degli aventi diritto alle urne; l'anno scorso è andato il 40 percento. Forse il momento in cui si è parlato di più di politica è stato quando nel 2010 il presidente e una masnada di ufficiali di Stato sono morti in un incidente aereo. Altri potenziali vantaggi: si va al bar a bere la Zubrowka con il succo di mela, o la birra con lo sciroppo di lamponi, poi si mangiano i pierogi e le zuppe e ci si sposa presto con ragazze bionde che non vedono l'ora di mettere su famiglia. Ecco, forse sul finale abbiamo rovinato tutto.

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BRASILE Non solo l'economia è lanciata a pieno regime, ma il Brasile sta per ospitare la Coppa del mondo e le Olimpiadi, e mal che vada potete fare quello che saltella per il campo vestito da mascotte brutta, o il project manager per un'industria di macchine che vanno a zucchero (non stiamo scherzando, la richiesta per i tecnici italiani è alle stelle). E poi avete presente quanto è esteso il Brasile, sembra così facile far perdere al fisco le proprie tracce, e farsi accordare asilo politico è un attimo. Altri pregi: la vita costa poco e non deve essere difficile reperire dei documenti falsi per evitare ulteriori figure meschine davanti all'umanità.

Contro: la tendenza del sub-continente a far sparire le persone nelle favelas, a uccidere la gente con i mitra del narcotraffico, a fare inabissare gli aerei qui e qui, a rubare gli automobilisti che attraversano San Paulo. C'è anche quella storia delle dittature militari che saltano fuori ogni tanto come un foruncolo la mattina, però meglio le dittature militari alla democrazia delle banane, perché chi è causa del suo mal pianga se stesso.

CINA Certo l'Italia è alle famose cozze, ma è l'Occidente stesso che sta colando a picco, tirato a fondo anche dall'iceberg della spropositata crescita asiatica. Non so se avete sentito, ma a quanto pare la Cina avrà comprato tutto il debito pubblico italiano = tutta l'Italia. Così, se non puoi batterli unisciti a loro. Al di là della grande muraglia c'è molto spazio per voi e i vostri sogni di giovani architetti/imprenditori/chef/interpreti. Inoltre, potreste ritrovarvi a capo di uno squadrone dell'industria tessile nostrana semplicemente dichiarando che siete disposti a trasferirvi sulle sponde del Fiume Azzuro, perché sono ancora pochi quelli che accettano di farlo. E sapete perché? Perché non capirete mai la lingua e fare una corsa al parco equivale a fumarsi un pacchetto di Marlboro rosse.

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ITALIA

È comprensibile che in momenti di grosso turbamento uno dica Non Ci Sto, o Me Ne Vado, o più elaborati Mi Sembra Arrivato Il Momento Di Rinnovare Il Passaporto. È meno comprensibile che questi momenti di turbamento e queste reazioni avvengano IN CONTINUAZIONE: il capo a lavoro vi riprende? MNV; la vostra amica non vi parla più? MNV; volevate prendere un secondo di carne ma al self service l'hanno finito e siete costretti a ripiegare su una pizza? MNV. Quello che è successo ieri e continua a succedere oggi è fisiologico, ma infilato all'interno di queste ripetute minacce suona ridicolo. Non è una richiesta di mettersela in saccoccia e non ammorbare più nessuno con questi status, è solo che non si capisce una cosa: chi state minacciando di lasciare? Una volta che l'avete fatto, cosa cambia? Ma l'avete fatto? E perché? Perché "il popolo italiano fa schifo" non è una motivazione per andare via dall'Italia. Un'occasione di lavoro, l'interesse verso una determinata cultura, la figa: queste sono ragioni valide. Non "essere circondati da stronzi," questa è una ragione infantile per lagnarsi.

Segui Chiara ed Elena su Twitter: @chialerazzi e @gabbagabbaheil

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