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Il PAS è la nuova ignoranza

Siamo stati alla conferenza del partito di Alfonso Luigi Marra per discutere dell'attuale cosca politico/bancario/bilderberghiana e molto altro.

Foto di Gianmarco Panucci.

Venerdì 22 febbraio a Roma c’era la conferenza del Partito di Azione per lo Sviluppo fondato da Alfonso Luigi Marra e a San Giovanni c’era Grillo. Nell’ultimo appuntamento della campagna elettorale dell’avvocato di Giovanni e Margherita si sarebbe discusso dell’“attuale cosca politico/bancario/bilderberghiana, e molto altro,” come pure da Grillo. Ma noi non abbiamo mai esitato. La mail dell’invito ammiccava troppo: “Il Poeta D’Agostini, Sgarbi e l’Avv. Marra distribuiranno banconote assolutamente autentiche e riveleranno scottanti segreti.”

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Alle 18, fuori dallo Westin Excelsior di via Veneto ci consegnano il volantino dell’appuntamento del PAS all’interno dell’hotel. Siamo puntuali e pleonastici. Alla reception chiediamo il luogo dove si tiene l’incontro. Ci rispondono: “Cosa?” “Il PAS” “Non ho capito scusa,” rincalza il sordo in livrea. “Marra, Marra e Sgarbi. Ci sta Marra.” Il ragazzo non ne sa niente, allora gli sventolo il volantino appena preso e connette. Si scende giù, come sempre, nella sala conferenza vuota.

Alessandro D’Agostini è il presidente del movimento Poeti d’Azione, un quarantenne cicciottello e pelato che mi aveva risposto alla mail: “Non vedo l’ora di conoscerti,” anche se poi non ci siamo mai cagati. A questo punto, per rendergli giustizia, citerei un verso della sua poesia intitolata “Alle mie racchione”: “Un consiglio: finché c’è richiesta fottete. E fatelo spesso.”

È il primo tra le tre corone che arriva, si presenta con un ritardo di 30 minuti, ma non è la fine del mondo, la sala si è riempita di cinque persone, tra cui la sua ragazza: la “pittrice”. Alessandro la raggiunge sorridendo con due buste di plastica, nella prima ha “un’idea”, nella seconda una giacca nera accartocciata. L’idea consiste in un blocchetto di fogli dove gli invitati possono lasciare la mail.

Il movente che ha spinto Marra a fondare il PAS è il PUB: “Che il vincitore sia Bersani o Berlusconi o Grillo o Monti o Ingroia, sono tutti espressione del PUB: il Partito Unico delle Banche.” Marra è logico: “Ci sono solo due partiti: il PAS e il PUB. Se non sei del PUB aderisci alla campagna del PAS” o viceversa.

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Un signore seduto davanti a me di Viterbo si pianta a fissarmi. Lo avverto mentre appunto “Io voto utile, non voto tossico.” Poi finalmente spara: “Hai visto tutti ’sti movimenti eh? No riforma forense, Sì aumento pensioni + 300 euro, Poeti d’Azione e Fermiamo le banche e le tasse? Visto che cazzeggio eh? Che cazzeggio.” Ride e si rimette composto. Sarebbe salito sul palco un’ora dopo per intervenire.

È a quel punto che arriva Sgarbi. Lo riconosco senza voltarmi: “Sta cosa di farlo a Roma! Il luogo più inutile del mondo! Ai romani che cazzo gli frega di sentire Marra? Bisognava farlo in un paesino. Io gliel’ho detto. Dov’è Marra?”

Si siede e trotterella da lui Alessandro, coll’amico scultore.

L’avvocato Marra si scusa con la platea per il ritardo. Ci informa che dobbiamo “aspettare i suoi amici, che gli hanno bloccato i pullman e stanno con la metro.” Il signore di Viterbo si rigira e mi confessa: “A 'sto punto se ’o sapevo me ne annavo ar Pantheon a sentì’ Fiore.”

Cominciamo con un’ora e mezzo di ritardo senza gli amici di Marra, così: “Bertrand Russel era un imbecille e un accattone.” L’avvocato se la prende col premio Nobel perché “ha annientato l’umanesimo.” Poi fa un passo indietro, più cauto: “Non so se lo conoscete, comunque non vi siete persi niente.” Sgarbi lascia la sala.

Marra chiede in giro “quando sono le elezioni,” poi cambia frettolosamente discorso: “I mafiosi sono semplici criminali, sono i media che li usano per distoglierci dalle Banche il vero problema. Totò Riina dirige il mondo coi pizzini? Ma dai! Se penso ai 250 morti ammazzati all’anno dalla camorra e gli 11 mila in America uccisi dalle armi da fuoco mi viene da dire ‘questi camorristi so’ signori, gente per bene.’ A Casal di Principe ho fatto chiudere tanti uffici, ma io non ho mai visto nessuno!”

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Un giudice amico del poeta si alza dalla terza fila e si allontana dalla sala, ma Marra lo fulmina: “Non è che te ne stai andando perché parlo male della magistratura?” Il fuggitivo lo rassicura: “No, no. Devo mettere i soldini nella macchina.”

Al termine dell’intervento di Marra, autodefinitosi più volte “l’uomo tabù,” non c’è traccia degli “scottanti segreti” promessi nella mail, così Alessandro, ragazzo d’oro, glielo ricorda: “Avevamo avvisato che avresti rivelato delle sconvolgenti verità, Gino. Al volo che abbiamo poco tempo. Chi ha ucciso Kennedy e Moro?”

In cerca di un bagno, esco e incrocio Sara Tommasi. Mi ha guardato come se la volessi uccidere. Vibrava. “Sara,” mi sono avvicinato: “ti posso fare una foto?” Lei mi ha risposto: “No, niente foto, ti prego. Sto male.” Non è entrata nella sala, non ha salutato né Sgarbi né Marra, ma ha raggiunto due amiche su un divano senza dire niente. Al mio ritorno era già scomparsa. Non sono più riuscito a togliermi dalla testa il suo baffone nero.

Sgarbi è “amareggiato da questo finale di campagna elettorale. Ma l’amicizia con Marra non è rovinata. Io non condivido la sua propaganda e il pensiero politico. Io gli dico in bocca al lupo però. Roma è un errore strategico, bisognava andare nei paesi. Per capire il fallimento basta paragonare questo a San Giovanni [Beppe Grillo]. L’intervento di Sgarbi si copre di applausi quando parla dell’ex ministro del Turismo Michela Brambilla e del caso del Palio di Siena [Basta Palio, si azzoppano i cavalli]: “La Brambilla deve essere presa e messa a fare i bocchini. Berlusconi non conosce la separazione delle carriere. Non capisce che differenza c’è tra la maestrina e la troia.”

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L’avvocato non perde la calma neanche quando Sgarbi interrompe il suo parallelismo finale “la società è come la signorina quando c’ha mal di testa: non ce n’è”, chiedendo simpaticamente: “e come è l’elettore?” “Terrorizzato”, risponde Gigi. “No, no”, scherza Sgarbi: “Quello che mi dicevi l’altro giorno”. “Meglio di no!” “Un coglione!”

Alle nove e mezza finisce la conferenza perché “Marra deve fare una cosa.” Prima però svela almeno il segreto di questo incontro: “La campagna elettorale l’abbiamo fatta per dire ve l’avevamo detto!” Poi si dà senza applausi e non torna più. Alessandro chiede un ultimo sforzo e invita il giudice dei “soldini” a salire sul palco. Lui sale e noi ci alziamo, ce ne andiamo via tutti e la sala si svuota.

Prima che la porta si chiuda sento alle mie spalle Alessandro chiamare la sua donna, l’unica ancora dentro: “Prendi la macchina fotografica nella borsa per scattare una foto, lui è un mio amico. Dai che poi la mettiamo nel blog."

Durante il ritorno a casa ho raccolto le ultime forze e mi sono concentrato per trovare una conclusione. Un senso a quel pomeriggio circense. Riuscivo a pensare solo che le quattro ore del PAS nessuno me le ridarà mai più indietro, ma poi finalmente un’illuminazione: i soldi, cazzo!

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