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Questo tizio filma la gente per strada

Surveillant Camera Man vive a Seattle e quando va in giro si porta dietro una videocamera con cui riprende le persone che incontra. Si avvicina o ci si siede accanto e se ne sta in silenzio, mettendo a fuoco e filmando.

Questo tizio filma la gente. Lo fa da diverso tempo, e meno di un mese fa l'ha fatto di nuovo. Vive a Seattle e quando va in giro si porta dietro una videocamera con cui riprende le persone che incontra. Si avvicina o ci si siede accanto e se ne sta in silenzio, mettendo a fuoco e filmando. Naturalmente gli viene chiesto “Che cazzo fai?” e la risposta è “Sto facendo un video." Di solito segue un silenzio più o meno lungo.

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Si fa chiamare Surveillant Camera Man e i suoi video sono ogni volta un po' più strani. Ecco qui un esempio, l'ultimo dei filmati usciti sul suo canale YouTube:

Si suppone che alla base questi video ci sia una critica contro le politiche di sorveglianza. Quest'uomo vuole avvertirci: siamo sempre sotto osservazione—a partire dalle telecamere di sicurezza dei comuni o della vigilanza privata nei supermercati—e ridicolizza il fatto che si diventi violenti e ci si senta offesi quando uno sconosciuto ci piazza una videocamera davanti, mentre tolleriamo tacitamente ogni altra forma di sorveglianza.

Sorveglianza non solo visiva, ma anche il perenne controllo del cittadino attraverso tutti i nostri movimenti bancari, le tracce che lasciamo sulla rete, la necessità intrinseca che abbiamo di raccontare la nostra vita sui social network, via fino al controllo attraverso la localizzazione dei cellulari e tutto ciò che spesso ha la sua deriva più estrema nelle teorie di cospirazione.

Analizzando i video da un punto di vista tecnico, però, emerge un aspetto ancora più interessante. Non so se questo tipo sia uno studente di cinema o di un qualche ambito multimediale ma le inquadrature, i punti di vista e tutta la ricerca generale della messa in scena sono notevoli. Nella pratica, si vuole filmare una realtà che ha il permesso di reagire alla presenza di una telecamera o di una troupe di riprese. Nei video di Surveillance Camera Man la presenza della camera è palese—di fatto l'obiettivo è che il soggetto si senta osservato e filmato—e serve a catturare le reazioni di fronte a questa situazione. La videocamera è un personaggio ed è viva: può aprire porte, parlare, ricevere colpi e interagire con i soggetti filmati.

Ma la cosa che mi affascina di più è quanto quest'ente che filma sparisca e si converta in una camera invisibile. Penso a una scena in particolare, quella in cui la telecamera si introduce nella cucina di un Taco Bell. Mi ricorda quel film di Alan Clarke, Elephant, nel quale la telecamera segue un personaggio attraverso diversi spazi, filmando le sue azioni nel modo più diretto possibile, senza intromettersi né spettacolarizzare gli eventi o pretendere di giudicarli.

Questi sono momenti in cui si raggiunge l'equilibrio perfetto tra finzione e realtà. Momenti in cui la realtà estrema è così bella e palpabile che sembra addirittura preimpostata, come se veramente ci trovassimo difronte ad un documentario. I soggetti non reagiscono davanti alla telecamera e vanno avanti “recitando la loro parte”, completamente estranei alla presenza della telecamera. È come se esistesse un tacito accordo tra telecamera e oggetto filmato, come in questo momento, nel quale tutti e due gli enti si capiscono, si rispettano e cantano la stessa canzone.Momenti come quelli in cui due uomini parlano sulla porta dell'autobus, o come quelli in cui la telecamera si mette in mezzo a [un'orchestra sinfonica](http:// https://www.youtube.com/watch?feature=playerdetailpage&v=lP3NnUcilI#t=400), o ancora quando altri due uomini parlano delle loro cose mentre fumano una sigaretta in un parcheggio. Momenti nei quali quell'intenzione di denuncia del “cineasta” aumenta esponenzialmente fino a obbligarci ad assistere all'intimità estrema di qualcuno che non sa di essere filmato.

Anche se certamente l'umorismo deriva dalle reazioni dei personaggi e dall'infinita ripetizione dell'operatore che dice “sto solo facendo un video”, ciò che più mi piace è il contenimento e la calma di alcune scene, in quei momenti nei quali la telecamera si trasforma nella mosca sulla parete del Cinema Diretto, in quell'intento di catturare la realtà che è, in definitiva, quello che pretendono anche le telecamere di sorveglianza.