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Demented parla da solo

Ode a Radio Latina, il fossile vivente della radio italiana

Da anni, Radio Latina non fa altro che mandare sempre la stessa musica cristallizzata nel tempo, tanto da non risultare mai fuori moda e recuperare prima degli altri tutto quello che viene recuperato per fare trend.

"Rivivi con noi la magia degli anni Settanta-Ottanta!" Questa la voce argentina che risuonava improvvisamente alla radio tanto tempo fa, forse da prima del 2000, quando in vacanza nel Pontino sondavo le frequenze di un ghetto blaster scassato e per caso trovai questa curiosa stazione, Radio Latina. Rimasi sorpreso dalla quantità di strani pezzi che non conoscevo—come i curiosi La Bionda Kraftwerkiani (!!!) di "I wanna be your lover"—così la fissai subito in memoria. Da allora Radio Latina non mi ha più lasciato. Oggi, quando torno nelle "paludi bonificate", che sia estate o autunno o quando vi pare, non posso farne a meno. Ma cos'ha davvero di speciale questa radio, e da dove spunta fuori?

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Provando a risalire alle sue origini, già nei giorni in cui la scoprii non ebbi grande fortuna. L'unica cosa chiara era il suo appartenere al gruppo di Radio Immagine, una radio descritta come "fresca e frizzante" dai suoi curatori—dettaglio che rende ancor più strana l'esistenza di questa sua costola. Oltre a questo non era dato sapere, come se un fitto alone di mistero dovesse calare sul capo del progetto Radio Latina, che coerentemente si pone in uno spazio temporale fuori dalle lancette degli orologi terrestri. Ascoltandola si viene catapultati non tanto nel periodo storico dedicato, ma piuttosto in un'allucinata cabina nello spazio in cui si ricevono dal pianeta azzurro spacejunk musicali in ritardo di anni luce… tutto molto Gravity, insomma. Il fatto sorprendente è che Radio Latina supera e nello stesso tempo anticipa le mode attuali. Torna la dance e lei ha sempre passato la dance, anche prima che i Daft Punk ci rimettessero le mani. Torna l'old school rap e loro mettono i pionieri del genere, torna la disco e loro è da secoli che l'hanno in palinsesto. Oggi va di moda il recupero dei suoni FM e degli scarti digitali che fa molto "accelerate"? E loro tié, mettono pop music artificiale che li contiene a man bassa.

Dubito che siano informati sulle nuove tendenze, e forse è proprio questo il bello (ma ultimamente passano anche un brano coverato dai Boards of Canada nel periodo Hell Interface, ovvero "

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Trapped

" di Colonel Abrams). Come se intorno alla radio ci fosse un avamposto medioevale col fossato e i coccodrilli a difesa di una musica per loro eterna, come lo è quella di Mozart: e infatti "

Rock me Amadeus

" di Falco è trasmessa spesso e volentieri.

Falco, fra i primi a capire quando il moderno è già classico.

Questo atteggiamento nel rendere giustizia a periodi storici musicali largamente sottovalutati è lo stesso che possiamo ritrovare in alcune attualissime serate in Italia, prima su tutte la serata People from Ibiza di Gaetano Lo Magro aka Dj As Rom, che a Roma porta avanti la stessa filosofia puntando su brani di classifica degli Ottanta anziché fare ricerche "di nicchia". Perché tanto sono già di per sé misconosciuti ai più: un modernariato finalmente popolare, l'atteggiamento di chi del maiale non butta via niente. Nonostante ciò, Radio Latina arriva prima di qualsiasi trend. Nel tentativo di capirci qualcosa di più, su consiglio di alcune eminenze grigie della musica pontina ho contattato una ragazza che per due anni ha fatto parte della fantomatica radio dopo esserci arrivata "per caso, rispondendo a un annuncio per uno stage." Oggi Valentina Pacchiele si dedica al teatro con una compagnia stabile, ma a 24 anni si è occupata del radiogiornale di Radio Latina, per il quale cercava, scriveva e leggeva in diretta le notizie di Latina e provincia. Radio Latina in effetti non passa soltanto musica d'epoca: la programmazione è inframmezzata da notizie-scheggia di cronaca locale o spettacolo e, quando gioca il Latina calcio, dalla telecronaca delle partite. Questo ultimo elemento è quello che, secondo Valentina, ha un po' inquinato la filosofia della radio. "A differenza di Radio Immagine, dove gli speaker andavano e venivano, Radio Latina era così fissa, stabile, immutabile, ancestrale. È rimasta così per un secolo, finché il dramma: l'apertura al mondo del calcio." Da brava romantica, infatti, Valentina pensa che il calcio vada più d'accordo con Shakira e Iglesias che con la musica anni Settanta-Ottanta.

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Meglio Baccara che Shakira e Iglesias… no?

A parte questo piccolo "neo" però Radio Latina sembra DAVVERO ibernata nel periodo Settanta-Ottanta, e a differenza di altre radio vintage non si schioda assolutamente da là. Le canzoni vengono selezionate in modo narrativo, come se si volesse "raccontare una fiaba" o "scrivere un'epopea", e mentre ascolti i pezzi e cerchi di capire di chi siano (perché grandi firme sì, ma spesso con tracce da album di cui magari ricordi solo il singolo e che spesso non vengono neanche nominate) ecco che improvvisamente arriva a gamba tesa un dj a cucire il tutto nella famosa "sequenza mixata", a volte—pare—in diretta. Cosicché l'illusione è di averlo lì a casa tua a fare i loop con i giradischi. Annunciati brevemente da una voce alternata fra maschile e femminile, i dj cambiano spesso, anche se sono sempre resident (in primis il deus ex machina Giancarlo Coluzzi) e ti accorgi del loro ingresso solo dal missaggio improvviso.

Perché a Radio Latina si parla meno che nell'ultimo Mad Max: sembra un eterno rave postmoderno in cui si agisce perennemente dietro le quinte e l'ascoltatore ci si trova per caso in mezzo. Fortunatamente però lo spirito casereccio delle radio di una volta rimane saldo, visto che la speaker sbaglia spesso e volentieri i titoli dei pezzi (es. "Una bambolina che fa no no no" di Ivan Cattaneo viene confusa con "Tanz bambolina" di Alberto Camerini, così come i Miami Sound Machine si riducono improvvisamente alla sola Gloria Estefan).

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Signori e signori, i Gloria Estefan.

E poi appunto: l'archivio musicale. Interpellati sulla faccenda, i miei informatori hanno accennato a una suggestiva leggenda che narra di segrete e cantine in cui sono custoditi LP rarissimi e discomix introvabili. Anche qui regnava la suspance, fino a che Valentina non mi è venuta in aiuto: "Per quanto riguarda la leggenda dei vinili, posso confermare. Esisteva una soffitta piena. Non l'ho mai vista, ma ho potuto vedere la scala magica che vi ci conduceva. Era un luogo buio e odoroso."

Oggi il bottino sarebbe stato trasferito, ma le menti dietro il progetto, nato in versione ufficiale verso gli anni Ottanta, sono sempre le stesse. Valentina mi parla di Giancarlo, il responsabile della selezione musicale––"era un dj che lavorava nelle discoteche di Roma e Latina, un grande appassionato della musica di quel periodo, il periodo della sua gioventù"––e del direttore, altro fan di quel genere musicale. Questa passione, unita all'apertura di Radio Immagine, avrebbe permesso "di sperimentare un format che dipendeva soprattutto dai gusti musicali dei fondatori." Così, mentre la modernità veniva convogliata in Radio Immagine, Radio Latina rimaneva "fossilizzata in un'epoca che non c'è più. "

Un assaggio di Radio Latina.

Un'epoca che non c'è più, ma neanche troppo: insieme a tracce facilmente riconoscibili troviamo chicche sepolte nel mare di produzioni italo-dance-wave, quindi tuttosommato "nuove" all'ascolto. A volte gli stessi dj maliziosamente smascherano i campionamenti degli attuali successi di classifica, passando in maniera subliminale i brani originali saccheggiati. Nel periodo di grande successo della hit "Barbara Streisand", per esempio, Radio Latina passava "Gotta go home" dei Boney M, da cui il loop che fa tutto il pezzo dei Duck Sauce. Ultimamente come potete immaginare mette Moroder e gli Chic a rotta di collo. Insomma è un "fossile vivente".

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I Bronsky Beat mark II, le radici di ogni boy band, diciamolo (anche loro campionati dai Die Antwoord, per dire.)

Valentina mi sottolinea quanto sia esemplare l'attitudine di Radio Latina con una "visione": in Abruzzo, in cima a una montagna, ha trovato una casa sperduta con un unico abitante, un anziano che mentre lavorava ascoltava un'emittente che trasmetteva solo roba tipo "

Mazinga

" o "

Forza sugar

". L'immagine del vecchietto che impazzisce con le sigle dei cartoni animati perché trasportato in una zona temporale "al limite" di cui conosce poco o nulla calza a pennello. A forza di sentire Radio Latina infatti si va in acido, come una droga che annega in ricordi stranianti, a volte mai vissuti realmente, che sono più che altro inconscio collettivo.

Ho provato ad ascoltarla per giorni interi e vi assicuro che dopo un po' crea dipendenza. C'è una sensazione di infinito inspiegabile a parole. Sarà il fatto che la provincia è così, un'isola lontana dal tempo e dallo spazio, separata per sempre dal mondo ma altrettanto da sempre catalizzatore di energie che scavalcano le ere.

In fondo siamo qui e non ci siamo, mentre da Radio Latina ascolto "Wild Boys" che sembra sia stata scritta per le strade del 2020. Forse l' unico modo possibile non tanto per fare radio, ma per "farsi fare" dalla radio è negare davvero passato presente e futuro e inserire una nuova categoria: "la magia". In sequenza di DNA mixata, ovviamente.

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