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Musica

Aucan Teenage Riot

Per le prossime 24 ore potrete scaricare da queste pagine la nuova traccia "Riot". Mentre la ascoltate leggetevi l'intervista che gli abbiamo fatto.

Gli Aucan sono una delle poche realtà italiane ad avere raggiunto una certa notorietà di pubblico pure con uno stile al 100% personale: un suono che si è evoluto dal post rock puntellati di beat spezzati degli esordi in una elettronica d'impatto, emotiva in maniera furibonda. Il nuovo EP (in arrivo su Ultra Music) di quello che oramai si è ridotto a un duo non perde un minimo di potenza, pure incorporando elementi sempre più ballabili ed electro insieme a un certo tono hip-hop confrontazionale, e continuano a fare caciara anche sul palco, portando din giro un set ibrido tra il DJ set e l'esperienza più "rock" maturata in anni di concerti a tre. Da EP1 è stato appena tratto un video per la traccia "Riot", zeppo di suggestioni simboliche che, insieme all'archivio visuale di aucanism.com costruiscono una parte fondamentale dell'entità Aucan. Per le prossime ventiquattro ore "Riot" sarà disponibile in free download solo su queste pagine (link in fondo al post). Mentre la ascoltate leggetevi le domande che gli abbiamo fatto per approfondire il loro lavoro.

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Noisey: Era un po’ che non pubblicavate niente, ultimamente vi siete dedicati soprattutto ai DJ set, ma siete in uscita con un nuovo EP. Ci avete lavorato molto? C’è altro in cantiere?

Jo Ferliga: Si intitola EP1 proprio perché c’è anche il 2 in chiusura. Diciamo che in tutto questo tempo abbiamo registrato un sacco di materiale. Molto lo abbiamo scartato, molto altro invece lo abbiamo tenuto. I DJ set comunque li facevamo già l’anno scorso, diciamo più o meno da quando abbiamo iniziato con robe più elettroniche e a muoverci meno in ambito rock.

Francesco D'Abbraccio: Il DJ set che stiamo portando in giro adesso è molto diverso da quello che facavamo prima, ci sono parti più techno e alcune più hip-hop, più trap, ci sono anche delle parti cantate live.

Jo: È più una performance, ci sono i visuals che fa Fra. Adesso siamo in tour con questa cosa che si chiama Aucan DJ Set, poi vedremo quando fare il live, e se farlo.

Cosa vuol dire "Riot" per voi? È il titolo del brano e lo avete messo anche sulle magliette.

Jo: Lo abbiamo messo sulle magliette perché è il titolo del pezzo, sta lì a richiamare il titolo. Non vuol dire solo “rivolta”, è una situazione in cui si genera del disordine. Di sicuro non è una cosa politica. È una forma di disordine, i riot spesso sono momenti di follia, non sono necessariamente indirizzati verso un nemico, infatti nel video non c’è uno scontro contro qualcuno o qualcun altro.

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Francesco: È un momento di caos, così potevamo anche farci una maglietta, no?

Giovanni: È una situazione positiva. Assolutamente, anzi, diciamo liberatoria. Vai in giro, lanci le molotov, sarà capitato anche a te, no? È l’energia che cerchiamo di avere ai concerti, coi fumogeni e la gente incappucciata.

In effetti in tutte le foto promozionali che avete fatto di recente, e sulle immagini che avete raccolto sul sito c’è questo motivo ricorrente del volto coperto, dei cappucci.

Jo: Volevamo fare una cosa più delicata, non troppo urlata. Ci piace nasconderci, è un modo di esorcizzare la nostra timidezza. Noi non ci consideriamo dei musicisti, cerchiamo di esprimerci più a 360°, che poi è quello che fa un artista oggi. Chi ha qualcosa da dire a livello artistico lo fa secondo tutte le modalità che gli si presentano.

Ci sono ascolti che vi hanno influenzato particolarmente negli ultimi tempi?

Jo: Gli EP li abbiamo realizzati in un arco di tempo talmente lungo che se dovessimo elencare tutte le influenze andremo avanti all’infinito, di sicuro ultimamente ci siamo spostati su mondi che riteniamo più interessanti come la techno e il rap che la fa un po’ da padrone da due anni a questa parte Di recente ci hanno chiesto di elencare i dischi che ci hanno influenzato di più, e abbiamo messo dalla raccolta DHR Riot Zone curata da Alec Empire, a Yeezus che secondo me è un disco un po’ sottovalutato, dove invece c’è un apertura verso l’elettronica un po’ più oscura anche da parte del mondo rap, che prima aveva sempre bisogno del campione soul, mentre ora si è aperto di più, tramite anche un po’ il filone francese, quella che i francesi chiamano techno che come ben sappiamo non è techno.

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A proposito di DHR, proprio l’influenza degli Atari Teenage Riot è sempre più palpabile nel vostro suono, no?

Jo: Diciamo che loro erano/sono un progetto molto interessato al livello politico. A noi non interessa, nel senso che non ci interessa mettere queste cose dentro Aucan, per ora. Noi siamo più interessati a un discorso sull’individuo e sulla collettività in rapporto a quello che c’è aldilà di una dimensione fisica, quello che c’è al di là del sensibile. Un’esperienza un po’rave, come abbiamo sempre descritto i nostri concerti: anche quando facevamo il live parlavamo sempre di un’esperienza a cavallo tra il rave e un concerto punk, un momento in cui perdi te stesso tramite questa situazione collettiva, ballare per entrare in uno stato di coscienza alterato. Anche gli Atari Teenage Riot avevano un seguito molto legato all’idea di comunità e alla necessità di esprimere un dissenso, solo che allora c’era una direzione più precisa verso cui esprimerlo… A noi interessa soprattutto trasmettere un’energia, che è anche piuttosto feroce.

E vi interessa che questa energia produca qualcosa anche nella vita delle persone, oltre il momento dell’ascolto o del live?

Francesco: Be’, certo. Proprio perché la musica nasce con l’ambizione di creare un momento altro, portandolo nella vita delle persone hai efffetto anche sulla loro dimensione normale quotidiana. Questa è una caratteristica che non è solo del nostro progetto, ma ma di tutta la musica in generale.

Jo È per questo che vogliamo fare qualcosa che sia di impatto, la situazione collettiva è l’unico momento in cui qualcuno è costretto a ricevere quello che stai facendo.

Ma non pensate che qualcuno possa essere oramai vaccinato contro questa potenza?

Jo: La potenza stessa è il vaccino, contro la vita di merda.

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