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Guida al Salento - La techno e le virtù delle bottigliette d’acqua

Nella prima parte della guida abbiamo fatto tappa al Guendalina, lontano dai turisti, per conoscere da vicino la fauna elettronica salentina.

Foto di Alex Caroppi.

Di elettronica ad agosto in Salento ce n'è quanta ne vuoi, e posti come il Gondar e locali come le Cave o il Blue Bay ospitano regolarmente in console quei dj che gli addetti ai lavori tedeschi, inglesi e americani hanno deciso che gli italiani e gli altri popoli musicalmente sottosviluppati devono trovare bravissimi e pagare un sacco di soldi.

Tuttavia è senza dubbio il Guendalina di Santa Cesarea Terme il club di musica elettronica più rinomato del Salento, quello da cui sono passati tutti i più importanti dj di musica elettronica del mondo.

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So che è una frase che di solito trovate negli articoli dei giornali locali per descrivere la fetida discoteca con l'arredamento comprato a una svendita della DDR dove il venerdì fanno latinoamericani per 40enni divorziati alle prese con intossicazioni da abuso di 4 salti in padella Findus o, come li chiamo io, l'altro-nome-della-solitudine.

Lo so, ma quello del Guendalina (da qui in poi in modo immotivatamente confidenziale Guenda) è uno dei rari casi di locale italiano in cui è effettivamente passato il gotha della musica elettronica di mezzo mondo.

Decidiamo di andare al Guenda il 7 agosto per la prima parte del nostro reportage, quella dedicata all'elettronica. Un tempo sarebbe stata alta stagione piena, ma nel mondo reale la crisi economica sega le gambe e le ferie si accorciano. Questo nonostante per tutto il mese i titoli dei principali quotidiani italiani ostentino sull'economia un ottimismo fuori luogo quanto un padre che si vanta con gli amici del fatto che la figlia tossica continui sì a farsi di eroina, ma con faccia volenterosa di smettere.

Il turismo di massa in Salento ormai inizia attorno al 10 agosto, declina subito dopo il 15 e tracolla definitivamente dopo la notte della taranta, che in genere è verso il 25. Per i nostri scopi però tutto ciò va benissimo, perché piuttosto che la ressa di turisti qui ci interessa vedere la fauna dei salentini da Guendalina, appena appena spolverati con qualche granello di turisti milanesi utili giusto per interrompere il mantra ipnotico secondo il quale ogni volta che diciamo di essere di VICE tutti ci rispondono "E comu cazzu se scrie?"

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L'altro motivo per cui abbiamo deciso di venire il 7 è che l'ospite in console è Kevin Saunderson, un signor veterano della techno qui riprodotto in un manifesto disegnato con ogni evidenza al buio.

Saunderson è uno dei fondatori della techno di Detroit, in carriera ha utilizzato un numero da antico testamento di pseudonimi e fra le cose che gli dobbiamo c'è il basso Reese (uno dei suoi pseudonimi), che sarebbe diventato famoso nella drum and bass e nelle conversazioni per sembrare intelligenti con le tipe con cui andavate a ballare quando ancora sapere una cosa qualsiasi sul mondo non significava necessariamente essere un nerd.

Il clima al Guenda è dei più carichi già nel parcheggio.

Appena vedo i tizi che si fanno le foto davanti al murales dell'ingresso mi sincero con il fotografo che abbia con sé alcuni chili di memorie SD.

Lui ad esempio è il capo assoluto e capisco immediatamente che la sua presenza sarà una rassicurante certezza durante tutta la serata. Non ricordo il nome, ma credo di non fare torto a nessuno se utilizzando un semplice ma efficace paradosso satirico lo chiamerò Gianfranco Fini.

Gianfranco Fini (61) in visita di piacere al Guendalina (LE).

Scopro subito che il fotografo che mi accompagnerà per tutto il reportage ha uno spiccato talento per la mimesi reattiva delle forme animali.

Foto del dottor Pingue.

Quella a destra invece è una ragazza che sembra fuggita per qualche motivo dal set di un film della nouvelle vague francese, ed è qui ritratta con un'amica che cerca di farla sentire a casa con un bacio vagamente saffico.

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Il punto è che non sarà facile da queste parti.

Prima di rischiare di fotografare altre cose del genere è chiaro che bisogna bere.

Ci avviciniamo al bancone e chiediamo al barista di essere serviti con l'ausilio di un oggetto del tutto incongruente.

Perfetto. No, quello a destra non sono io.

Purtroppo, come già accennato, nessuno (a parte i dj stranieri ospiti) in tutto il Salento conosce VICE, e ogni volta ci tocca a fare lo spelling, dire vice come vice-sceriffo e assicurare almeno tre volte che no, proprio non siamo di Galatina Oggi, anche se ovviamente ci piacerebbe molto.

Questo sembra distruggere le nostre possibilità di ottenere da bere gratis, cosa che ci getta nello sconforto più totale dato che lo scontrino per tre cocktail è il seguente.

Questo forse contribuisce a spiegare perché i bar del Guenda non sono mai troppo affollati e molti sembrano preferire ai cocktail delle comunissime bottigliette d'acqua da cui bevono come se non ci fosse un domani.

Il fatto davvero curioso è che l'acqua locale sembra avere delle incredibili virtù oligominerali. Molti dei presenti appaiono infatti rinfrancati e tonificati dal suo consumo.

Un beneficio forse attribuibile alle vicine fonti termali di Santa Cesarea? Questo ragazzo sembra dirci di sì.

O forse invece è solo l'incredibile forza d'animo del popolo salentino?

Sta di fatto che ormai in console è arrivato Saunderson, ed è talmente simile a un attore di The Wire che per un istante immagino che inizi il suo set con il campione di un discorso di Stringer Bell sull'economia dello spaccio del crack a Baltimora Ovest.

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Purtroppo o per fortuna non succede nulla del genere e Saunderson incomincia a pestare come un fabbro indietro con i pagamenti a Equitalia.

Ora, per dei giornalisti seri come noi il vero problema, a meno di non voler andare alla ricerca di un cambia valute della sacra corona unita, è l'approvvigionamento gratuito d'alcol. L'unica speranza diventa entrare nel backstage e privarlo delle bottiglie come se fossero la dignità di un popolo e noi l'esercito americano in missione all'estero.

L'organizzazione però ha ignorato con professionalità levantina la nostra richiesta di accrediti e non possiamo nemmeno spacciarci come nostra abitudine per i Club Dogo se non vogliamo sentirci dire "E comu cazzu se scrie Dogo?"

Risolviamo in fretta la situazione con una foto di gruppo della security.

"Siete di Galatina Oggi?" "Certo!"

Et voilà, eccoci nel

Rispetto al popolo qui l'ambiente è più rarefatto e vagamente internazionalista; lui, ad esempio, sembra essere finito qua per caso dopo essersi addormentato sulla U-bahn 13 Ostkreuz-Tricase.

Questo invece è F. Physical, uno dei dj resident del Guenda. Mi guarda con sconfinata ammirazione quando gli spiego che, sì, so cos'è Beatport.

Ma sta scherzi frate miu?

Lei invece ci tiene molto a spiegarmi che è una pin up model e quasi inorridisce quando le spiego che non ho idea di cosa sia una pin up model. A quanto pare una pin up model è una modella che si ispira all'ideale di bellezza americano anni Cinquanta. Appassionante. Personalmente avrei trovato molto più interessante, antropologicamente parlando, un riferimento a un ideale di bellezza salentino anni Cinquanta, qualcosa tipo questo.

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Ad ogni modo nel backstage sono tutti molti simpatici, a tratti addirittura esilaranti, come quando ci chiedono 150 euro per una bottiglia di Absolut.

Quando, venti minuti dopo, finiamo di ridere, approfitto del momento in cui Saunderson chiede se per favore può avere una console con un po' più lucette

per mandare il fotografo a svaligiargli il frigo con la vodka.

Una delle cose che ho imparato facendo reportage infatti è che in Italia puoi fare pressoché qualsiasi cosa, tranne probabilmente governare redistribuendo la ricchezza, se in mano hai una macchina fotografica dalle sembianze vagamente professionali.

Il che aprirebbe incredibili possibilità di godersi la vita a tutti i wannabe in possesso di una reflex, se solo smettessero di fotografare pozzanghere e poi chiederti i voti via facebook per concorsi che se esiste un dio non vinceranno mai.

Possibile utilizzo un po' meno emo di una reflex.

Il locale comunque è tutt'altro che pieno, certo c'è abbastanza gente per fare un party come si deve, ma il sold out è un obiettivo visibilmente lontano. Solo una questione di data? Ad aiutarci nella complessa ermeneutica dell'elettronica salentina compare serafico Danilo, un pr barese con un accento appena appena percettibile che ci spiega che in realtà "Meh vedi che l'elettronica è moorta."

Danilo, il re delle notti baresi.

Ormai la gente "sta a Gallipoli in posti come il Samsara, alle Cave, Gondar, che là sta la commerciale. Chiedi pure al mio socio che lui sa meglio." Il socio è Antongiulio, questo qui.

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Antongiulio, l'imperatore delle notti baresi.

Ci spiega che una volta guadagnava nu sacc di soldi senza problemi facendo i tavoli e che "tiene" una squadra di pr e che se tu da Bari volevi un tavolo al Guendalina dovevi andare da loro. E chi si prendeva un tavolo spendeva come minimo "ma minimo proprio" 250 euro a testa (più il viaggio da Bari, che dista circa due ore di auto).

"Meh dove stai tu mò, erano tutti tavoli."

Cartoline dai tempi dell'abbondanza per la squadra di Antongiulio e per i distretti del mobile.

Adesso però è tutto finito, lui fa un altro lavoro che "guadagno il doppio dei soldi" e conferma la diagnosi secondo la quale il presente e il futuro è fatto di "musica commerciale, che l'elettronica è moorta." Apprendiamo così due cose: 1. ci toccherà andare a Gallipoli 2. Bari sembra essere la terra segreta delle opportunità professionali ben retribuite per i ventenni con i peli del petto sufficentemente esposti.

Prima che Antongiulio in preda alla nostalgia mi racconti che una volta "stavano tavoli dappertutto, pure nei bagni e sui traghetti Brindisi - Valona" incontro lei.

"Ma davvero sei Quit?" - Ok. ogni tanto mi invento i dialoghi.

Fa parte dell'entourage degli Antongiulii, ed è di Bari—cosa che provoca un intenso borbottio e scuotimento di teste nel consesso immaginario delle mie cinque zie salentine in perenne riunione nel mio cervello per giudicare le mie scelte in fatto di donne. Le chiedo se vuole sposarmi se davvero c'è gente che spende 250 euro per un tavolo, lei mi guarda come se fossi appena sceso da un gommone partito dalle coste libiche e conferma "anche molto di più." La stupidità della mia domanda teletrasporta il suo sguardo su un lontano pianeta fatto di sicurezza finanziaria e caste sociali a prova di mutamenti globali per il quale è evidente a entrambi io non ho il biglietto. Amo gli esponenti delle classi dominanti del sud Italia, incontrarli è come prendere ripetizioni estive dopo essere stati rimandati in "storia del feudalesimo".

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Ad ogni modo ormai siamo diventati amici di tutti e scrocchiamo ancora alcol a un altro bar, fra la gioia delle folle.

Comu hai dittu ca se scrie? VICE!

Rifocillati a dovere decidiamo di abbandonare la finta aristocrazia del privé e tornare fuori fra il popolo, giovane e sexy come noi.

Gente che sa ancora dare valore al denaro.

Se vi stavate chiedendo che fine ha fatto Lorenzo Lamas, be', quest'estate era in vacanza in Salento.

Reincontriamo Gianfranco Fini.

Poi un ragazzo che tiene molto alla sicurezza dell'impianto audio e si accerta che le casse stiano su.

Gli chiedo se per caso è un atto ispirato al mito greco di Atlante. Ma sembrerebbe di no.

Ormai è mattino, Saunderson ha finito di suonare e al suo posto ci sono questi due tizi che pur non avendo il fisico per finire sulla copertina di Dj Mag pestano il giusto. Pollice in su per loro.

Per un istante provo a pensare a quanti dj che spaccano i culi nell'attuale show business figlio dell'apparenza non vedranno mai voli intercontinentali in prima, cachet a un numero immorale di zeri e altri benefit puri al 90 percento solo perché non sanno dire di no ai panini coi pezzetti di cavallo alle sei di mattina. Per qualche motivo che siete liberi di associare alla parte centrale della prossima foto questo pensiero non ha però lunga vita nella mia testa.

La vibe da queste parti è talmente positiva che posso persino permettermi di usare una parola del cazzo come vibe in una frase di senso compiuto.

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Sarà che provo un naturale senso di empatia per chi esattamente come me passa ore e ore allo specchio a scegliersi i vestiti.

Hai ancora un po' d'acqua oligominerale?

Il fatto è che nonostante le tonnellate di grezzoni che affollano il Guenda, tutto sembra sorprendentemente naturale. L'impressione è che la maggior parte dei tamarri salentini che confluiscono al Guenda viva abbastanza lontano dai centri mediatici e modaioli che pulsano onde di rincoglionimento in tutta la penisola per riuscire ancora a essere tremendo sì, ma in modo sufficientemente genuino da risultare naif e quindi divertente. È come se la replica degli stereotipi dei peggiori programmi televisivi non si compia mai pienamente e il risultato somigli molto di più a una caricatura eseguita genuinamente (leggi a cazzo di cane) e con almeno un paio di anni di ritardo sul resto del mondo. Un parte importante del caro vecchio spirito salentino che a quanto pare qui sopravvive ancora.

Il rischio che la forma diventi l'unica croccante scorza attorno al vuoto pneumatico e alle bolle di paranoia metropolitana qui viene il più delle volte spezzato dal sopravvivere di archetipi provinciali apparentemente inossidabili: un misto di mancanza di misura, un infinito ma anche buffo amore di sé (l'antitesi dell'esibizionismo fashion di chi è disperatamente alla ricerca di attenzioni) e qua e là echi valoriali di una civiltà contadina quasi estinta.

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Qui quello che ti metti addosso non deve rispondere alle logiche di giornali o reality show ma del giudizio della piazza del tuo paese, due mondi che si influenzano ma al contrario di altri posti non si sono ancora fusi in un unico monolite di desideri insoddisfabili e frustrazione glitterata.

Mettici pure l'effetto diuretico dell'acqua oligominerale, ma sta di fatto che qui è davvero difficile che qualcuno ti risponda in malo modo o ti tiri infinite pezze pansalentiniche a cui tu debba rispondere con l'uso contundente di bottiglie di latte di mandorla. Sembrano tutti presi bene. Probabilmente a patto di avere il privilegio di viverlo a piccole dosi il risultato è qualcosa che più che inquietarti ti fa sorridere.

Sintetizzando, in questo angolo di Salento c'è ancora dell'umanità, cosa tendenzialmente rara un po' ovunque.

Ci crederesti che sto con questo qui?

Il risultato è un party con due o tre note musicali dove è possibile socializzare con tutti. Questa è l'ultima, fondamentale annotazione sul mio taccuino.

A quanto pare i bagni del Guenda sapevano di polpo. Degna di nota anche la scarsa credibilità che il me in serata sa di avere nei confronti del me del giorno dopo, esortato qui a credere con due artifici retorici, lo spelling e lo slogan "Believe it" probabilmente mutuato da una marca di scarpe o da un nuovo forno per i waffel che si propone di fare waffel superbamente migliori del precedente.

Ma bagni all'Abre Magique antipasto-di-mare o meno, il sole ormai è alto ed è ora di andare, lasciando ormai alle nostre spalle un nuovo mondo di amici affranti che non vedremo mai più.

Sciati chianu vagnuni!

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