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I 10 libri che hanno cambiato la vita a tua sorella

Per settimane, i "10 libri che ti hanno cambiato la vita" hanno infestato le nostre bacheche Facebook. Se quelle liste ci hanno insegnato qualcosa, è che a quanto pare abbiamo rinunciato a leggere più o meno nel 1998.

La top 6 italiana dei "10 libri che ti hanno cambiato la vita" - dati Facebook Data Science.

Nel 1936 Francis Scott Fitzgerald aveva quarant’anni e non se la passava per niente bene. Gli anni alla Grande Gatsby che lui e sua moglie Zelda avevano trascorso adesso si facevano sentire tutti: lei aveva dato di testa ed era ricoverata in un sanatorio, lui era alcolizzato e si era beccato la tubercolosi. Nessuno aveva più una lira. Tenera è la notte, il romanzo cui aveva dedicato più tempo e che era uscito due anni prima, era stato un insuccesso, e Fitzgerald non riusciva più a scrivere niente di serio.

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L’unica cosa che riusciva a fare era buttare giù liste:

Approfittavo di ogni pretesto per dormire o sonnecchiare, a volte per venti ore al giorno, e negli intervalli mi mettevo d’impegno a non pensare – compilavo invece elenchi – compilavo elenchi a centinaia: comandanti di cavalleria, giocatori di football e città, motivetti popolari e lanciatori di baseball, momenti felici, passatempi, case dove avevo abitato e quanti vestiti avessi avuto dopo il congedo militare e quante paia di scarpe (…) Ed elenchi di donne che mi erano piaciute, e di tutte le volte che mi ero lasciato bistrattare da qualcuno non certo migliore di me ne’ per carattere ne per doti.

Un giorno—convalescente e bloccato a letto per una frattura alla spalla in un hotel del North Carolina—detta a Dorothy Richardson, l’infermiera che gli tiene compagnia e cerca di impedirgli di bere, un elenco di libri. Ventidue “essential books” che ritiene fondamentali e le consiglia di leggere. Difficile dire cosa l’abbia guidato nella scelta dei titoli. Oltre a un paio di best-seller del tempo, dentro ci sono Proust, Faulkner, Tolstoj, Ibsen e Chekhov. Non sappiamo se effettivamente Miss Richardson seguì i consigli per gli acquisti di Fitzgerald, ma certo era roba tosta, per un’infermierina del 1936. Sarebbe come regalare a nostra nonna l’opera omnia di Lars von Trier.

Ad ogni modo, deve essersi detto FSF, se non riesco a combinare niente di buono, non posso nemmeno sbronzarmi e non riesco non dico a scrivere un libro ma neanche a leggerne uno, meglio le liste che niente. Un tentativo tutto sommato un po’ patetico, ma toccante.

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A quasi 80 anni di distanza, qualcuno su Facebook deve aver fatto più o meno lo stesso ragionamento, e per qualche settimana le nostre bacheche sono state inondate dalla classifiche dei 10 libri “that stayed with us.”

Il meme è andato avanti per settimane nel mondo intero, e praticamente chiunque ha detto la sua sui libri imprescindibili nella storia della letteratura mondiale, con risultati ovviamente un po’ diversi dall’elenco del vecchio Scott, ma comunque interessanti. L’adesione al listone dei libri del <3 è stata talmente ampia che di recente quelli di Facebook Data Science hanno deciso di calcolare con un cluster non soltanto i risultati americani (nella prima analisi condotta in lingua inglese, il 67,3 percento dei dati arrivava dagli Stati Uniti), ma anche quelli per Francia, Italia, India, Filippine, Brasile e Messico. Eccoli.

Praticamente ovunque, tranne che in Messico (dove primeggiano i Buendia di Cent’anni di solitudine e Il piccolo Principe), ha vinto Harry Potter. La saga della Rowling ha lasciato orfani un’intera generazione di lettori, ora costretta, ai quattro angoli del pianeta, a leggere roba tipo Twilight, 50 sfumature o Hunger Games.

Le top 10 dei diversi paesi non sono così originali, e anzi bene o male tutte omologate fra loro: el Gabo-Marquez, complice anche la recente scomparsa, non manca quasi mai all’appello; Saint-Exupery è praticamente ovunque (a proposito, a breve scadranno i diritti sull’opera, prepariamoci ai pannolini, biscottini e tappetini del bagno a forma di principito) e i soli e gli aquiloni di Hosseini sono (misteriosamente) osannati in quattro continenti diversi.

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Le singole top 100 sono più interessanti, perché riflettono non tanto le tendenze, quanto le abitudini e le aspirazioni letterarie di un paese. Personalmente, se mi venisse chiesto di scegliere uno stato in base ai suoi lettori, da queste statistiche mi verrebbe da rifarmi una vita trasferendomi sei mesi in India e sei mesi in Francia, dove la gente legge, o perlomeno dice di leggere, Camus, Heller, Vian, Dickens, Nabokov e Celine.

I filippini si confermano un popolo impenetrabile e di etrusco mistero: la loro classifica, oltre agli immancabili commercioni americani, nasconde longseller ignoti e perle tutte da scoprire. Una su tutte, ABNKKBSNPLAko?!, romanzo autobiografico di Bob Ong, alla dodicesima edizione e da cui è appena stato tratto un film.

Il trailer di

 ABNKKBSNPLAko?!

, in caso voleste capire cosa vi siete persi.

Dai Messicani invece mi terrei alla larga. Oltre che, ovviamente dalla Bibbia (#67), dicono di essere stati segnati dall’Odissea (#88) e addirittura dalla Divina Commedia (#12). Un po’ come noi tutti dalla Gerusalemme liberata, insomma.

Tutto sommato, quando ci siamo lanciati nel listone letterario noi italiani siamo stati più decorosi: abbiamo evitato di spararle così grosse e siamo perfino riusciti a non citare le sacre scritture. Ma non per questo i risultati sono stati particolarmente brillanti. Forse perché, complice l’uso improprio di Facebook come ricettacolo di ricordi altrove invendibili, ci siamo lasciati prendere ancora una volta dal più buonista, inconcludente e facilone dei sentimenti: la nostalgia.

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Nella nostra magic 100 non potevano mancare gli italiani che vendono: c'e' il De Carlo di Due di due, la quarta fatica di Fabio Volo (Il giorno in più), due Ammaniti old school (Ti prendo e ti porto via e Io non ho paura) e tre Baricchi dei tempi andati (Novecento, Seta e Oceano mare). Benni ed Erri de Luca, invece, sono stati misteriosamente radiati dalla memoria nazionale.

Oltre agli immancabili classici, spiccano alcuni titoli da “entrata in seconda ora”, ovvero mattoni del tempo poi rivalutati in modo direttamente proporzionale all’avanzare dell’alopecia (senza per questo essere mai davvero letti): i Promessi sposi di Manzoni, Uno nessuno centomila di Pirandello, la Coscienza di Zeno di Svevo, I Malavoglia di Verga, L'Inferno di Dante.

Seguono, in ordine sparso, qualche madeleine gusto topexan: Noi ragazzi dello zoo di Berlino, Jack Frusciante è uscito dal gruppo; un paio di succhiotti premestruali: Il giardino segreto, Piccole donne, Va dove ti porta il cuore e toccanti velleità da autogestione: Tolkien per i nerd, Hesse per i rappresentanti di classe e Fight club per i più duri.

Proprio perché frutto di un amarcord da cena di classe, i bestseller “recenti” non sono poi molti: I numeri primi di Giordano, la trilogia completa di Dan Brown, la tragica Biancaneve di d’Avenia e le 50 sfumature, che solo noi e i filippini facciamo entrare in classifica (i filippini addirittura al #11, noi al #55, fra la Yourcenar e Fred Hulman). Anche in questa categoria troviamo insolite, liete assenze: eravamo certi di trovare Shantaram, il mattone mistic-indian che tutti hanno fatto finta di leggere per almeno un paio d’estati, le storie tamagotchi di Banana Yoshimoto, i pipponi new age di Osho. Niente di tutto ciò, invece, ma la biblioteca preferita del popolo italiano ricorda comunque quella di uno studente di quinta ginnasio indeciso se iniziare una buona volta i compiti per le vacanze, chiudersi in camera sua o provare a rimorchiare la tettona della IVG coi libri della sorella maggiore.

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In realtà, leggendo con attenzione i dati di Facebook scopriamo di esserci sbagliati. È stata la sorella maggiore dello studente di quinta ginnasio a rispondere al sondaggio: nel caso dell'Italia, il 73 percento degli scandagliati era donna, e l’età media era di 34 anni.

Quello che stupisce non sono tanto i suoi gusti letterari, quanto il fatto che suddetta sorella abbia rinunciato a leggere più o meno dal 1998. Se questo stesso sondaggio fosse stato realizzato quindici anni fa, tolte le poche e già citate new entry, una Mazzantini di qua e un Gramellini là (e con l’eccezione di Harry Potter, che alla fine dobbiamo soltanto ringraziare), i risultati sarebbero stati più o meno identici.

È normale e sacrosanto che alcuni libri ritornino sempre, e "classico" in definitiva significa intramontabile, su questo siamo tutti d’accordo. Stupisce però con quale nonchalance ci siamo persi per strada Lolita e portati dietro la ragazza di Bube, viene da chiedersi dove abbiamo lasciato Fante mentre ci accollavamo Suskind, perché non ce ne frega più niente del mondo secondo Garp e ancora la meniamo con Veronika che decide di morire.

E anche se nessuno si fosse preso la briga di dirci che dopo Il vecchio e il mare avremmo potuto leggere Fiesta, che oltre al giovane Holden c’erano Franny e Zooey e che non c'erano solo le geishe di Golden ma esistevano anche le belle addormentate di Kawabata, possibile che in quasi vent’anni, stando alla lista elaborata da Facebook e dai consigli per le vacanze della nostra maestra del ginnasio, i libri che consideriamo “speciali” siano sempre gli stessi? Possibile che niente e nessuno abbia rimpiazzato il gabbiano Jonathan Livingstone? Che non ci sia un’altra eroina in grado di oscurare anche solo per un attimo la buonanima Anna Frank, nessuno capace di farci dimenticare gli alchimisti di Coelho? È successo davvero così poco, da allora, nel mondo della scuola italiana, della letteratura mondiale, nelle nostre vite di lettori e di esseri umani?

Magari sì. O forse, più semplicemente, dovremmo smetterla una volta per tutte di usare le liste come un antidoto. Ci ha già provato il vecchio Scott, e non ha funzionato.