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Ho distrutto un'opera di Banksy

Con l'aiuto di uno spacciatore, di un coinquilino idiota e di un muratore polacco.

Molto tempo fa, vivevo in un vecchio magazzino di Londra con un tizio di nome Rob. Sia io che lui eravamo senza un soldo; io lavoravo a tempo pieno per un marchio di moda di tutto rispetto ma ero pagata pochissimo, mentre Rob era un perdigiorno e si meritava di essere al verde. Al di fuori del nostro edificio, vicino alla porta di casa, c’erano dei graffiti: tra questi, un ratto di Banksy. È una delle opere più famose di Banksy, raffigura un roditore gangster con lo stereo portatile che e si trova riprodotto in tutti i libri fotografici da tavolino. I turisti venivano ogni giorno per fotografarlo. Per quello che possono valere le mie parole adesso, quel ratto mi piaceva. Mi strappava un sorriso tutte le mattine quando uscivo di casa. Ma poi è successo qualcosa di brutto.

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Una notte, è venuto a trovarci lo spacciatore di Rob. Oltre che uno spacciatore, era anche una specie di collezionista d’arte. Mentre pippava della cocaina, o della polvere mischiata a della candeggia, o qualunque cosa sia ciò che gli spacciatori di cocaina ti vendono al giorno d’oggi, ha iniziato a spiegare a me e Rob quanto valesse quel piccolo ratto graffitato sul lato del nostro edificio. Poi ci ha detto che se fossimo riusciti a rimuoverlo dal muro tutto d’un pezzo, avrebbe potuto venderlo per noi a circa £50,000. ‘Cazzo,’ ho pensato tra me e me, ‘potrei tirare avanti parecchio tempo con quella somma. Potrei essere come una di quelle persone a cui parte una mano quando la stampante in ufficio esplode e ottengono una somma forfettaria di denaro come risarcimento --- tranne per il fatto che io non ho neanche bisogno di lasciarci una mano. Devo solo comportarmi da brutta persona e vendere un pezzo di muro.’ In quel momento, suonava bene.

Quando lo spacciatore se ne è andato, io e Rob, messi di fronte a un dilemma morale, ne abbiamo discusso. “Beh, voglio dire, sono sicuro che Banksy stesso sarebbe d’accordo perché sarebbe un po' come conservarlo, in un certo senso, vendendolo ad un mercante di arte e tutto il resto.” Mentre dicevo ciò, mi sono voltato a guardarlo; entrambi sapevamo che stavo mentendo.

Abbiamo pensato che avremmo avuto bisogno di un muratore molto esperto, che esaminasse la situazione e constatasse se era possibile rimuovere il ratto tutto in un unico pezzo. Ho lasciato che lo cercasse Rob, perché io ero troppo impegnata e importante, con il mio lavoro di merda e tutto il resto. Più tardi, quella sera, sono tornata a casa e nel nostro apparatamento c’era un tizio polacco.

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Mentre il tizio scendeva le scale davanti a me, ho visto che non aveva strumenti di lavoro tranne un secchio di plastica rosso e la cosa mi ha allarmato un po'. Ho chiesto a Rob cosa stesse succedendo e lui mi ha assicurato che il ragazzo sapeva quello che stava facendo. “E parla inglese?” Ho domandato. Rob mi ha assicurato che sì, parlava inglese. Sembrava compiaciuto e soddisfatto di sé mentre si fingeva impegnato, davanti al computer. Diceva che stava facendo delle ricerche su Banksy, ma sapevo che in realtà era su MySpace.

Mi sono seduta a mangiare ma poi ho sentito un rumore forte e sono corsa fuori. È stato orribile. Non era certamente il rumore di un pezzo di arte che veniva accuratamente rimosso da una parete. Sono uscita e il costruttore era lì, intento a scalpellare il ratto in tanti piccoli pezzi dal muro per farlo finire nel secchio rosso. Tutto ciò che restava era la testa. Il resto della celebre opera d'arte era ridotto a schegge di pietra e vernice dentro il secchio. Gli ho urlato di fermarsi e lui ha fatto dei versi che mi hanno confermato che non parlava inglese. Volevo piangere. Ma non l’ho fatto: gli ho soltanto detto di attaccare un pezzo di carta sul resto della testa del ratto e di andarsene affanculo. Ho afferrato il secchio e l’ho portato dentro casa.

Non riuscivo a respirare. Non riesco a ricordare cosa é successo dopo, ma dopo un po' Rob è venuto al piano di sopra con la testa del ratto tutta d’un pezzo; cosa che ha fatto infuriare, perché dimostrava che rimuovere un graffito tutto intero poteva essere davvero un processo semplicissimo.

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Non ci siamo detti niente. Ho posato il secchio rosso pieno di dolore e sensi di colpa e di dolore in un angolo del salotto, ho preso un sacco di valium, e sono andata a dormire.

Il giorno dopo sono andata a lavorare e ho trovato una quantità pazzesca di mail di odio nella mia casella di posta, provenienti dalle persone che avevano assistito alla catastrofe. C’era roba come: “Io vivo di fronte a voi e la scorsa notte ho visto il tuo coinquilino staccare dal muro i resti del ratto di Banksy e buttarli in un secchio. Che cazzo di problemi hai, stupida puttana, quella era un’opera d'arte.” A quanto pare, avevano trovato il mio indirizzo di posta perché ero il contatto principale del il marchio di moda per cui lavoro.

Ho risposto alle prime cercando di spiegare che era stato solo un incidente, ma poi, mentre continuavano ad arrivarne altre, ci ho rinunciato. Accidenti al Fashion Council e alle sue liste di contatti utili. Quella sera, quando sono tornata a casa, ho scoperto che Rob aveva intonacato e dipinto tutto il muro, e la cosa ha fatto scomparire molti dei miei brutti pensieri.

I giorni passavano: il secchio rosso era ancora in un angolo del salotto e ci tormentava come se fosse stato il cadavere di una persona che avevamo assassinato e non avevamo ancora seppellito. Alla fine Rob ha preso un grosso vassoio e un sacchetto di sabbia, nel tentativo di ricostruire il ratto pezzo per pezzo, come se lui fosse stato una specie di archeologo dei graffiti e io la sua assistente. Ma non lo eravamo: eravamo solo due falliti che avevano fatto qualcosa di orribile.

Ho passato tutto il weekend seduta in mezzo alla sabbia cercando di trovare due pezzi che corrispondessero. Ma ogni volta che mettevo la mano in quello stupido secchio rosso, i pezzi sembravano diventare sempre più piccoli e sfaldati. Sapevo che presto sarebbero diventati solo un cumulo di polvere, i miei sogni e le mie speranze di vivere una vita felice nel lusso erano svaniti per sempre.

L'articolo è stato pubblicato a novembre del 2009 (quando valeva ancora la pena citare MySpace).