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Vice Blog

Abbiamo chiesto agli indipendentisti italiani cosa pensano del referendum in Scozia

Mentre gli scozzesi votano per decidere se staccarsi o meno dal Regno Unito, anche l'Italia segue il referendum. Abbiamo chiamato a raccolta indipendentisti veneti, sardi e siciliani per un parere sulla questione.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Foto via.

Oggi, cinque milioni di scozzesi decideranno se staccarsi o meno dal Regno Unito dopo 307 anni di vita in comune. Mentre gli ultimi sondaggi registrano un lieve margine di vantaggio del "No" sul "Sì", l’Europa intera guarda al referendum con un misto di sorpresa e preoccupazione. In caso di vittoria del Sì, infatti, il risultato potrebbe avere ripercussioni profonde anche nel resto del continente—Italia compresa.

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Finora la forza politica nostrana che più sta cavalcando il referendum è la Lega Nord. Matteo Salvini ha dichiarato che “oggi siamo molto più vicini [all’indipendenza] rispetto al passato anche recente," ribadendo anche il sostegno alla “causa veneta,” definita “quella storicamente più lunga e strutturata.”

Ma non ci sono solo i venetisti e la Lega Nord. Storicamente, infatti, lo stato italiano si è sempre dovuto confrontare con pulsioni indipendentiste da nord a sud, e in questi giorni la galassia “separatista” è decisamente in fermento. Abbiamo quindi deciso di chiedere un parere sulla questione scozzese a una serie di esponenti dei vari movimenti italiani.

PLEBISCITO.EU — VENETO

Gianluca Busato in piazza a Treviso. Foto di Alessandro Rampazzo.

Chi sono

Plebiscito.eu è un comitato “apartitico e trasversale” formatosi nel 2013 per “sostenere il diritto dei cittadini veneti a esprimersi nel referendum di indipendenza del Veneto.” Il referendum digitale si è tenuto dal 16 al 21 marzo. A seguito dei risultati (non molto affidabili) della consultazione, il comitato ha dichiarata "l'indipendenza" della Repubblica Veneta in Piazza a Treviso.

L'attuale presidente di Plebiscito.eu è Gianluca Busato, un imprenditore che ha militato nella Lega Nord (venendone poi espulso negli anni Novanta) e in diversi movimenti venetisti.

VICE: Cosa rappresenta per voi il referendum scozzese?
Gianluca Busato: Sicuramente è una stupenda campagna di democrazia e un momento importante, preparato con dovizia da parte della classe dirigente scozzese. Per noi è molto significativo un aspetto che ci accomuna con loro: le motivazioni portate avanti da Alex Salmond [il premier scozzese] per convincere i cittadini scozzesi sull’opportunità dell’indipendenza sono essenzialmente di carattere economico. Il concetto di votare per la propria indipendenza è legato al fatto che conviene.

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In caso di vittoria del Sì, potrebbe cambiare qualcosa per il Veneto e i movimenti indipendentisti?
Sicuramente questo rappresenta un fatto storico nell’Europa occidentale, nell’Unione Europea e in una regione storica che ha perso la propria sovranità 90 anni prima di quando l’abbia persa il Veneto. È un qualcosa di importante con cui fare paragone e riferimento.

Le faccio un esempio: nel 1989, quando è crollato il Muro di Berlino, molti popoli dell’area ex-sovietica hanno trovato la propria libertà. Probabilmente anche in Europa occidentale molti popoli, che oggi sono costretti nelle mura di stati ottocenteschi che non stanno più in piedi, riusciranno a rompere il muro dell’isolazionismo del mondo civile.

Pensa che potrebbero esserci ripercussioni sull'unità d’Italia?
Il referendum in Scozia è un’ulteriore forma di catalizzazione dei processi già in corso. Lo Stato italiano non riesce più a sostenere il peso dei propri debiti, della propria inefficienza, della propria antistoricità, della propria incapacità di assolvere a un compito storico che ha evidentemente fallito. È chiaro che l’indipendenza del Veneto—ma poi successivamente del Sud Tirolo, della Lombardia e di altre aree—emergerà come inevitabile, e d’altro canto sarà la salvezza stessa dell’Italia. Le risorse che oggi vengono sprecate finalmente saranno gestite dai popoli liberi.

SÜD-TIROLER FREIHEIT — TRENTINO-ALTO ADIGE

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"Il Sud Tirolo non è italiano." Via.

Chi sono

Il movimento Süd-Tiroler Freiheit, fondato nel 2007, si descrive come “alleanza liberale-patriottica che reclama il diritto all’autodeterminazione per il Popolo Sudtirolese.” Alle ultime elezioni provinciali del 2013 ha preso il 7.2 percento dei voti. La fondatrice e presidente di STF è Eva Klotz, figlia dell'indipendentista sudtirolese George Klotz (noto come il "Martellatore della Val Passiria" per la sua attività dinamitarda) e attualmente consigliera della provincia autonoma di Bolzano.

VICE: Come se la passa l’indipendentismo nel Sud Tirolo?
Eva Klotz: Tutti questi sviluppi negli ultimi anni hanno comportato una discussione molto ampia. Anche perché nello Stato italiano le cose vanno sempre peggio. Da quando l’Italia ha ratificato i patti umani dell’Onu, che prevedono il diritto all’autodeterminazione, io ho sempre combattuto con tutti i mezzi democratici per motivi di giustizia, morale, storia e cultura. Ultimamente si vede che la gente si sta svegliando, perché vede che con l’Italia non ha futuro e che i problemi si possono risolvere meglio senza l’Italia.

Cosa ne pensa del referendum in Scozia?
Per il nostro movimento, che ha tre rappresentanti nel consiglio provinciale, questo è un passo molto importante. Fino ad ora tanti in Europa hanno fatto del panico dicendo che l’autodeterminazione si fa solo con le guerre o se i diritti umani vengono calpestati. La Scozia e la Catalogna, invece, sono la dimostrazione che queste sono state tutte bugie, e che attraverso la democrazia e le discussioni, tutto nella piena legalità, si può cambiare. L’Europa stessa dovrà cambiare e rispettare il diritto dei popoli di decidere con chi stare o meno.

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Immagino quindi che lei non sia d’accordo con chi dice, come Enrico Letta, che ci saranno conseguenze nefaste per l’Europa.  
Queste sono le vecchie dottrine ideologiche. Ormai i popoli lottano con mezzi democratici, per gli ideali e non per le ideologie. Questi sono i vecchi reazionari che non hanno più la forza di cambiare e nemmeno di pensare al cambiamento. Si andrà avanti senza di loro.

TERRITORIO LIBERO³ — TRIESTE (FRIULI VENEZIA GIULIA)

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Chi sono

Il Movimento Trieste Libera, nato qualche anno fa, sostiene che Trieste sia illegalmente occupata dall’Italia e rivendica la piena attuazione del Territorio Libero di Trieste, una sorta di “stato cuscinetto tra Italia e Jugoslavia” istituito dal Trattato di Pace del 1947. A seguito di feroci scontri interni, il neoindipendentismo triestino si è spaccato in due diversi movimenti che non si riconoscono tra loro: Territorio Libero³, il cui attuale segretario è Vito Potenza, e Movimento Trieste Libera. Il 14 settembre 2014 il TL³ avrebbe portato in piazza a Trieste (secondo le loro stime) duemila persone.

VICE: Immagino stiate seguendo da vicino il referendum in Scozia. Cosa rappresenta per voi?
Vito Potenza: Per noi rappresenta semplicemente l’evoluzione di un concetto che abbiamo lanciato a Trieste già quattro anni fa: il principio di autodeterminazione. Va detto però che noi in questo momento come movimento portiamo avanti un discorso diverso rispetto a quello scozzese: la nostra è una lotta di liberazione, non di riconoscimento. Il territorio libero di Trieste esiste, è stato concepito: abbiamo i documenti inconfutabili che lo dichiarano. La questione della Scozia è diversa, ma dimostra che la nostra posizione sul fallimento degli stati nazionali si sta facendo sempre più pressante e urgente.

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Concretamente, in che modo potrebbero cambiare le cose per l’Italia e Trieste?
La questione Trieste potrebbe innestare sicuramente un effetto domino in Italia perché comunque ciò che è stato fatto dal governo italiano a Trieste, ossia l’affossamento dei diritti civili dei cittadini del territorio libero di Trieste, è indegno e per questo ci sarà un’espiazione da parte dello Stato Italiano.

Se Trieste dovesse riuscire a portare a termine la sua lotta sicuramente l’Italia pagherà un dazio, a meno che non si ravveda in tempo e non dichiari il suo fallimento su Trieste; solo allora potrebbe esserci una possibilità di riscatto, mentre in caso contrario l’effetto domino sarà inevitabile.

PLEBISCITOFRIULANO.EU — FRIULI VENEZIA GIULIA

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Chi sono

Plebiscito Friuliano è un “comitato apartito e trasversale” il cui scopo è realizzare una consultazione popolare, sul modello veneto, per “conoscere l’opinione dei friuliani sull’indipendenza del Friuli.” Il “referendum” digitale partirà il 1 ottobre 2014 e terminerà il 31 dello stesso mese; secondo Marco Serafin, portavoce ufficiale del comitato, "in base al risultato, inizieremo a creare un 'Parlament furlan', come era anticamente."

VICE: Cos'è, per Plebiscito Friulano, il referendum scozzese?
Marco Serafin: Il referendum scozzese per noi, e per tutta l’Europa, rappresenta un punto di partenza. Quando loro avranno l’autonomia ci sarà un precedente molto importante. Non abbiamo contatti con il Partito Nazionale Scozzese, ma lo seguiamo con interesse.

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Cosa ne pensa dell’accostamento che Letta ha fatto tra l’esito positivo del referendum scozzese e l’attentato di Sarajevo che ha portato alla prima guerra mondiale?
Io penso che Letta—con tutto il rispetto—non sappia di cosa stia parlando. Si tratta semplicemente di un popolo che ha preso coscienza di sé e che vuole autogestirsi, ed è quello che vogliamo anche noi. Tra l’altro noi partiamo da un presupposto storico differente: noi siamo stati annessi all’Italia senza essere stati consultati, siamo stati annessi e basta. Capirà bene che questo ci mette nella condizione di volere la nostra indipendenza con ancora più forza. Noi comunque siamo pacifisti e non prenderemo mai  una pistola in mano per dire: “basta, noi adesso ci prendiamo l’indipendenza, costi quel che costi.”

MOVIMENTO PER L’INDIPENDENZA DELLA SICILIA — SICILIA

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Chi sono

Costituitosi nel 2004 con esplicito riferimento allo storico Movimento Indipendentista Siciliano attivo dal 1943 al 1951, il MIS è un movimento “nazionale, democratico e trasversale” che punta alla ricostituzione di uno “Stato Siciliano pienamente indipendente e sovrano.” Il movimento, guidato da Salvatore Musumeci, è presente nella zona di Catania e attualmente può contare su 11 consiglieri in vari comuni.

VICE: Qual è l'attuale situazione dell'indipendentismo in Sicilia?
Salvatore Musumeci: Diciamo che le motivazioni sono storiche. Sono visibili nella storia millenaria di questo popolo. Questo sogno della sovranità popolare non si è mai sopito, e si è mantenuto fino a sfociare nel periodo ‘43-‘46 in quel fenomeno che si batté per l’indipendenza della Sicilia che era il MIS, e che ottenne la concessione dello statuto speciale di autonomia. Queste spinte indipendentiste sono ancora forti perché non è seguita l’attuazione di questo statuto speciale. La mancanza delle norme attuative non ci dà la possibilità di applicare lo statuto speciale, violando quindi costantemente la Costituzione italiana. Noi chiediamo che si rispetti la Costituzione e che si applichi questo statuto.

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Avete legami con il Partito Nazionale Scozzese o con i movimenti indipendentisti scozzesi?
Non ci sono legami diretti, ma ci sentiamo sostenitori ideali della loro causa, perché tutto sommato questa voglia di recupero dell’identità ci accomuna.

In caso di vittoria del Sì, cosa cambierebbe per la Sicilia e per i suoi movimenti indipendentisti?
Potrebbe essere una spinta in più per alzare la voce e rimboccarci le maniche per lavorare seriamente a un progetto che possa puntare, quantomeno, all’applicazione dello statuto speciale e al ripristino dell’Alta Corte—lo statuto siciliano prevede l’Alta Corte che funzionò per un decennio e poi venne esautorata dalla Corte Costituzionale.

E indipendentemente dalla vittoria, pensa che il referendum scozzese avrà ripercussioni sull'Italia?
Sicuramente—e paradossalmente—in questo momento molte regioni d’Italia sono più unite ora che i fenomeni indipendentisti (o, come li definisco io, di autonomismo spinto) si sono rivitalizzati. Oggi noi dialoghiamo con i veneti, con la Lega Nord, con tutte queste forze che si oppongono a un sistema centralistico, in cui il governo accentra l’aspetto politico e quello economico condizionando la vita degli abitanti di tutto il paese. Oggi i tempi consentono di parlare in maniera serena di queste cose, e potremmo sviluppare un’intesa con la Lega, che paradossalmente è il miglior alleato. Perché il nostro nemico è il centralismo, e rivederlo è una causa comune. Sono tutti processi che noi vogliamo che si compiano tramite percorsi democratici e legali.

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INDIPENDENTZIA REPUBRICA DE SARDIGNA — SARDEGNA

Gavino Sale a Barcellona. Via.

Chi sono

Nato nel 2001, Indipendentzia Repubrica de Sardigna (iRS) è un movimento che si autodefinisce indipendentista, repubblicano, non nazionalista e nonviolento. Il suo obiettivo è arrivare all’istituzione della Repubblica indipendente di Sardegna. Alle ultime elezioni regionali del 2014 iRS ha preso lo 0,82 percento dei voti, riuscendo a eleggere al Consiglio Regionale il suo presidente Gavino Sale. In queste ore Sale si trova in Scozia per seguire il referendum.

VICE: Cosa rappresenta per voi il referendum per l’indipendenza della Scozia?
Gavino Sale: Per noi questo evento è molto importante, e lo è ancora di più la nostra presenza in Scozia. Siamo qui con sei consiglieri regionali, appartenenti a partiti indipendentisti e sovranisti, ma comunque consiglieri regionali, il che significa che la Regione Sardegna (come istituzione) per la prima volta partecipa e appoggia un referendum indipendentista. Noi, così come la Catalogna, stiamo aspettando con ansia il risultato del referendum perché ovviamente ci sarà una reazione a catena: se molla la Scozia poi parte il referendum in Catalogna, se parte il referendum in Catalogna inizierà a spingere la Corsica, poi la Sardegna e i Paesi Baschi.

Se vinceremo, allora sarà tanto di guadagnato. Ma se anche dovessimo perdere, il referendum avrebbe ugualmente un grande valore perché certifica la possibilità che nascano dei nuovi stati nella vecchia Europa senza colpo ferire, in forma democratica e non violenta—cosa che non è mai successa, se non nel caso del Kosovo e del Montenegro, ma si tratta di una questione che non ci interessa citare adesso.

Che rapporto c’è tra l’IRS e il Partito Nazionale Scozzese? E con gli altri movimenti indipendentisti internazionali?
I rapporti tra l'iRS e il partito nazionale scozzese ci sono già da diversi anni. L'iRS nasce 10 anni fa, ha una sede a Barcellona e mantiene i rapporti con i baschi, i catalani, i corsi, gli irlandesi e gli scozzesi. Per noi i rapporti con gli altri movimenti presenti sulla scena internazionale sono importanti.

Più di un osservatore dice che una vittoria del Sì avrebbe delle conseguenze disastrose per l’Europa. Cosa ne pensa?
C'è una grande pressione internazionale affinché non vinca il Sì, e quindi probabilmente l'esito del referendum sarà negativo. La cosa importante è che comunque si è creato un precedente che indica che la via referendaria è praticabile. Ancora più importante è l'operazione politica compiuta dal Partito Nazionale Scozzese: Salmond sta ibridando ideali di sinistra e ideali indipendentisti, mentre la sinistra italiana normalmente è ostile a questo tipo di concettualità.

Nello specifico, che ripercussioni potrà avere il referendum sull’Italia e sulla Sardegna?
Sicuramente ci sarà una reazione a catena, e certamente cambieranno gli equilibri politici internazionali: finalmente si parlerà di un'Europa delle Nazioni e dei popoli, e non di Europa degli Stati. All'interno dello stato italiano, ad esempio, c'è la nazione sarda che rientra nei parametri stabiliti dall'ONU e dalla Dichiarazione dei Diritti dell'Uomo, secondo cui si può parlare di nazione quando ci sono confini certi—e la Sardegna li ha—e quando c'è una lingua propria—cosa che la Sardegna possiede, e infatti a breve il sardo verrà insegnato nelle scuole come lingua ufficiale.

Noi non siamo italiani, non ci sentiamo tali, ma non abbiamo astio nei confronti dell'Italia, con cui tra l'altro collaboriamo da anni. Il nostro è un movimento aperto, plurale e inclusivo, che accoglie tutti e che tende ad enfatizzare e valorizzare le differenze. Insomma, non abbiamo nulla a che vedere con Lega Nord; anzi, i nostri presupposti sono completamente diversi. Il nostro sogno è che la Sardegna diventi un'agorà mondiale, un punto di incontro dove la gente venga a sperimentare una nuova felicità in un mondo che impazzisce.

Realizzato con la collaborazione Arianna Marchente, Alessandro Amato e Mattia Salvia. Thumbnail di Filippo Massellani.