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L'imperatore cannibale di Bangui e il conflitto africano dimenticato

Sono passati 35 anni dal colpo di stato militare che ha rovesciato il regime di Jean-Bédel Bokassa, l'imperatore cannibale della Repubblica Centrafricana. Ma a distanza di tre decenni, il paese è ancora nel caos.

Immagine via Getty

Il 20 settembre è caduto il trentacinquesimo anniversario del golpe militare organizzato dalla Francia che ha rovesciato Jean-Bédel Bokassa, il cannibale autoproclamatosi imperatore della Repubblica Centrafricana.

Oggi l’”impero” di Bokassa è una zona di guerra in cui avvengono indicibili crudeltà, invischiata in un conflitto tra fazioni perennemente a un passo dal genocidio ma che non è (ancora) caduto nell’abisso. Dopo che a marzo del 2013 un gruppo di ribelli musulmani—noti come Séléka—ha rovesciato il presidente François Bozizé, il paese è precipitato in un circolo vizioso di violenza. A dicembre del 2013, nel giro di due giorni è stato ucciso un migliaio di civili, e da allora ci sono state svariate migliaia di morti. Gli attacchi dei ribelli musulmani sono seguiti da rappresaglie dei ribelli cristiani e gli attacchi dei ribelli cristiani da rappresaglie dei ribelli musulmani. Il conflitto è sempre più brutale.

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I crimini di guerra commessi da entrambe le parti sono passati per lo più inosservati agli occhi della stampa internazionale. Un gran numero di bambini sono stati uccisi per strada a colpi di machete. Le donne sono vittime di stupri di gruppo.

Questi orrori rimangono nascosti nell’ombra degli altri conflitti in corso in Ucraina, Iraq, Siria e Libia. Ma anche se avvengono lontano dai riflettori—in un paese lontano, che ha le dimensioni del Texas, la popolazione di Los Angeles ma un'economia nazionale pari a un centesimo di quella di Detroit—non sono meno gravi.

Oggi, nella Repubblica Centrafricana, la storia sembra ripetersi, perché la brutalità del conflitto in corso non ha nulla da invidiare a quella dell’’impero’ di Bokassa.

Jean-Bedel Bokassa ha preso il potere nel 1966, con un colpo di stato militare, e dieci anni dopo si è proclamato imperatore della Repubblica Centrafricana. La cerimonia di incoronazione ha quasi mandato in bancarotta il paese (soltanto la sua corona tempestata di diamanti è costata circa 5 milioni di dollari). Bokassa ha anche usato i soldi dello stato per importare una gran quantità di beni dalla Francia, tra cui cavalli da far sfilare al suo cospetto. E in occasione dell'incoronazione indossava un mantello di velluto ed ermellino lungo sei metri.

Bokassa era un mostro. Il suo regno è stato troppo crudele anche per un continente noto per i suoi brutali dittatori. Pare abbia ordinato che chi veniva scoperto a rubare fosse picchiato con martelli e catene, e che tutto ciò avvenisse di fronte a lui. Pare che amasse dare presunti criminali in pasto ai coccodrilli e ai leoni che allevava nella sua lussuosa tenuta, Villa Kolongo. Ma soprattutto, pare che Bokassa fosse un cannibale, e che conservasse carne umana nelle cucine del suo palazzo per farla poi servire agli ospiti a loro insaputa. Durante la sua incoronazione, l’imperatore si sarebbe rivolto a un ministro francese che presenziava alla cerimonia e gli avrebbe sussurrato, "Guarda che non te ne sei accorto, ma hai mangiato carne umana."

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Nonostante tutti questi orrori, il governo francese ha definito Bokassa “un amico e un membro della nostra famiglia.” Bokassa ha sfruttato quell’amicizia per ottenere armi e aiuti umanitari che non hanno fatto che alimentare la corruzione del suo regime. In cambio, il presidente francese dell’epoca, Valéry Giscard d’Estaing, andava a caccia di elefanti in Repubblica Centrafricana in compagnia dell’imperatore. Avrebbe anche comprato uranio dalla Repubblica Centrafricana per alimentare l’industria nucleare francese.

Quest’amicizia, insieme all’esportazione di diamanti dell’”impero” e alla passione di Bokassa per l’avorio e la caccia di frodo di elefanti ha fatto sì che l’imperatore restasse al potere per 13 anni.

Poi, quando in Francia si venne a sapere che Bokassa aveva picchiato a morte personalmente, con bastoni e pietre, un centinaio di bambini che si erano rifiutati di indossare le uniformi scolastiche prodotte dal governo, è stato troppo anche per i suoi alleati. Il 20 settembre 1979 le forze speciali francesi hanno rovesciato Bokassa con un colpo di stato militare, ponendo fine al brutale regime dell’imperatore.

Immagine via Wikimedia Commons  

Diamanti e avorio, le stesse risorse che hanno mantenuto al potere Bokassa, sono la fonte del potere delle milizie di oggi. Proprio come ai tempi di Bokassa, anche ora i bambini vengono brutalmente assassinati dalle milizie. A gennaio, la giornalista Giovanna Cipriana si trovava al Complex Pédiatrique, un ospedale per bambini di Bangui, la capitale della Repubblica Centrafricana, quando alla clinica sono arrivati dieci bambini gravemente mutilati e coperti di sangue. Erano stati costretti a guardare mentre i ribelli uccidevano i loro genitori a colpi di macete e successivamente picchiati.

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Persino il cannibalismo sta ricomparendo a Bangui. Di recente è stato diffuso un video in cui un uomo che si fa chiamare “Mad Dog” reclama l’eredità di Bokassa. Dopo aver ucciso un musulmano e aver mangiato le sue membra in mezzo alla strada, l’uomo si è vantato di fronte a un giornalista della BBC: "Gli ho mangiato la gamba, fino all’osso."

Oggi ci troviamo in un momento critico del conflitto. Il cessate il fuoco firmato alla fine di luglio è stato appena infranto e i combattimenti sono ripresi. Al momento, la Francia ha 2.000 soldati di stanza nel paese, e sta cercando di impedire che la sua ex colonia ed ex alleato vada definitivamente in pezzi. Il mese scorso, le Nazioni Unite hanno annunciato che aumenteranno il contingente di pace a 12.000 uomini di diverse nazionalità. Eppure il governo della Repubblica Centrafricana è perlomeno instabile, ed entrambi gli schieramenti non si fidano del presidente temporaneo. Il rischio di un’ulteriore esplosione di violenza è molto concreto.

Mentre la Repubblica Centrafricana si trova a un punto critico, la lezione appresa dall’indicibile terrore provocato 35 anni fa dall’Imperatore cannibale di Bangui può essere un’importante base per un’azione internazionale coordinata.

Tre decenni e mezzo fa, il governo francese ha fatto finta di niente e ha concesso a Bokassa di sottoporre i suoi cittadini a grandi brutalità. Poi si è parzialmente redento rovesciandone il regime. Lo stesso potrebbe avvenire oggi se la comunità internazionale riuscisse a mettere a freno i brutali combattimenti in corso in Repubblica Centrafricana.

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Mentre il dispiegamento di altri soldati nelle fila del contingente di pace è un primo passo promettente, da solo non basta per giungere a una pace stabile e duratura.

In primo luogo, vanno tagliate le risorse economiche dei ribelli, che dipendono dall’esportazione di diamanti e dal commercio illegale di avorio. Per fermare la vendita dei diamanti provenienti dalla Repubblica Centrafricana si potrebbe introdurre un sistema di certificazioni volto controllare la provenienza. L’utilizzo di droni per compiti di sorveglianza, invece, consentirebbe di fermare il bracconaggio.

Sul lungo termine, invece, è necessario un supporto finanziario che consenta di fornire aiuti umanitari al milione di rifugiati in fuga dalla guerra civile. Bisogna ottenere la firma di un accordo che sancisca la divisione dei poteri e in cui siano coinvolti sia i ribelli musulmani Séléka sia le milizie cristiane anti-Balaka, così che possa esserci un governo di transizione che organizzi vere elezioni democratiche.

Il governo uscito dalle urne dovrà scrivere una nuova costituzione che garantisca protezione e rappresentanza politica per entrambe le comunità. I paesi che continuano ad alimentare il conflitto nella Repubblica Centrafricana—il Ciad è il colpevole principale—dovrebbero essere puniti dalla comunità internazionale, con sanzioni economiche e isolamento politico.

Qui non c’è nessuna minaccia terroristica, nessun rapimento di giornalisti occidentali, nessuno scontro di potere tra Putin e Obama. Ci sono solo orrore e innocenti che soffrono. Anche se la riconciliazione politica del paese è una materia complessa, il bagno di sangue in corso potrebbe essere fermato più facilmente e a costo inferiore rispetto alle crisi in Ucraina, Siria, Libria e Iraq.

Se non si fanno questi passi, una forza di pace non è altro che una fasciatura su una ferita di machete: può rallentare l’emorragia ma non basta per salvare il paziente. Se il mondo continuerà a ignorare questo conflitto la Repubblica Centrafricana continuerà a seguire le orme dell’impero di Bokassa, diventando un abisso senza fondo di violenza, orrore e sofferenza.

Segui Brian su Twitter: @brianklaas