Ieri a Brescia, ad esempio, un “cittadino straniero” tornato di recente dall’Africa ha telefonato al 118 denunciando “sintomi compatibili con quelli del virus Ebola” e facendo scattare all’ospedale Civile il protocollo anti-contagio. Le analisi hanno poi confermato che si trattava di malaria e non Ebola. Ma al diffondersi della notizia nella struttura, come riporta BresciaToday, “è iniziato un fuggi fuggi generale: ‘è il paziente zero in Italia'.”Quanto successo a Brescia dimostra come il confine tra allarmismo e cautela sia molto poroso, specialmente quando si è alle prese con un'epidemia oggettivamente terrificante come questa. Il compito di una stampa scrupolosa, pertanto, dovrebbe essere quello di aiutare “a distinguere una notizia da una non-notizia,” e a non diventare “il megafono della disinformazione e degli stereotipi più diffusi.”Ebola: caso sospetto 'probabile' a Bruxelles http://t.co/hch91Hyoi0
— Rainews (@RaiNews) October 13, 2014
I “sospetti” in questione, si viene a sapere subito dopo, sono “una donna del Bangladesh” e la figlia di quattro anni, ed entrambe non risultano positive all’Ebola.La mattinata prima, sempre a Roma, un cittadino somalo residente da due anni in Italia si presenta all’Ufficio immigrazione della Questura di Roma per rinnovare il permesso di soggiorno. A un certo punto si sente male e inizia a sanguinare dal naso. Vedendo un africano che perde sangue, dall’ufficio parte tempestivamente l’allerta Ebola e la segnalazione al 118. Quando l’uomo viene ricoverato al Policlinico Umberto I, tuttavia, i medici gli diagnosticano un episodio di epilessia.Ma se a fine mattinata l’allerta è già rientrato, nel mondo dei media deve ancora iniziare. E ricostruire come si sia propagato questo falso allarme è davvero istruttivo. La fonte, infatti, è un comunicato di un sindacato di Polizia, ANIP-Italia Sicura. Nel testo—che è pieno di frasi rivelatorie come “i controlli all’arrivo dei barconi sono sommari e frettolosi” e “i soliti poliziotti senza protezione” sono costretti “a fare da accompagnatori” ai migranti—non si menziona mai esplicitamente Ebola.Allarme #Ebola su aereo fatto atterrare a Fiumicino, 2 'sospetti' portati a Spallanzani Roma http://t.co/VRvuZ04MzI pic.twitter.com/MPPhgFksZN
— Agenzia ANSA (@Agenzia_Ansa) October 14, 2014
Nel corso della stessa giornata, un altro “caso sospetto” di Ebola si è registrato a Milano con modalità abbastanza simili a quello di Roma. Un cittadino ghanese, imputato in un processo per diretissima, si è sentito male in aula e ha iniziato a sputare sangue.Il giudice ha subito deciso di ricoverarlo all’ospedale Sacco, che insieme allo Spallanzani di Roma è il centro di riferimento italiano per il trattamento dei casi di Ebola, nonostante i soccorritori del 118 volessero portare l’uomo al pronto soccorso. Al Sacco, ha riferito l’infettivologo Giuliano Rizzardini, “non è stato necessario neppure attivare il protocollo di isolamento previsto per la malattia.”Titolo e sottotitolo che si smentiscono a vicenda sull’edizione milanese di Repubblica.Lo stesso Rizzardini, in un’intervista di qualche giorno prima, aveva criticato l’approssimazione dei mezzi di informazione e chiesto di “fare una virata e uscire dal panico,” perché “siamo arrivati al punto che oggi ogni persona di colore può essere un pericolo: no, questa è solo paura e disinformazione.”Ebola, allarme a Roma: somalo sanguina, procedura di sicurezza http://t.co/9RTYED51bv pic.twitter.com/zl24C9YCmM
— Corriere della Sera (@Corriereit) October 13, 2014
In realtà, non è per nulla "doveroso" chiudere le frontiere. Secondo il dottor Petrosillo, lo scenario dell’arrivo di Ebola con gli sbarchi sulle coste italiane è “veramente improbabile: stiamo comunque parlando di un’epidemia che si trova in Africa occidentale, Liberia, Sierra Leone e Guinea, che è molto lontana.”Le persone che volessero arrivare in Italia da quei paesi dovrebbero infatti arrivare prima sulle coste nordafricane e poi sulle nostre, compiendo un percorso troppo lungo per un malato di Ebola. “Questa infezione ha un periodo di incubazione che al massimo è di 21 giorni,” prosegue il medico, “ma che all’atto dell’eventuale contagio si manifesta con una sintomatologia empirica già dopo 5-6 giorni. Non c’è materialmente il tempo tecnico di sviluppare nel nostro paese un’eventuale infezione.”Tuttavia c’è chi, come l’eurodeputato Gianluca Buonanno, supera a destra Zaia e va oltre la chiusura delle frontiere. L'uomo che ha un ritratto di Vladimir Putin appeso nel suo ufficio, infatti, è intenzionato a sottoporre al “controllo sanitario” tutti “gli africani” e “tutte le persone provenienti dall’Africa” che abbiano la sfortuna di capitare a Borgosesia, comune di cui è sindaco.#Ebola, virus rimane in corpo 50-60 giorni: è emergenza da non sottovalutare, doveroso chiudere frontiere
— Luca Zaia (@zaiapresidente) October 13, 2014
Una proposta simile a quella di Buonanno è arrivata dal sindaco di Padova, Massimo Bitonci. In un post su Facebook, il primo cittadino leghista ha detto di stare lavorando a un’ordinanza “anti-ebola” che “vieti la dimora a Padova, anche occasionalmente, di persone provenienti dall’area africana, se non in possesso di certificato attestante lo stato di salute.”(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = "//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1"; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs); }(document, 'script', 'facebook-jssdk'));Pubblicazione di Massimo Bitonci.Naturalmente, ha assicurato Bitonci, “non è mia intenzione né discriminare, né negare il diritto alla cura.” E ci mancherebbe: nessuno si sognerebbe mai di usare il termine “discriminazione” quando le decisioni sono prese in base al colore della pelle di una persona.Segui Leonardo su Twitter: @captbliceroPandemia Ebola: a Borgosesia controlli sanitari a chiunque provenga o sia stato in Africa, africani o non! pic.twitter.com/rTcr0pfC6s
— Gianluca Buonanno (@BuonannoG) October 14, 2014