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L'incapacità di comunicare può ucciderti lentamente

Fin da bambini, agli uomini viene insegnato che riconoscere le loro debolezze è di per sé una debolezza. Il risultato è che molti uomini trascurano i loro problemi, in molti casi finché non è troppo tardi.

Un trauma infantile può ispirare tre tipi di cose: brutti romanzi d'esordio, post auto-referenziali sui blog e battute macabre che mettono a disagio chi ti sta intorno. Ne è un esempio emblematico l'ultima conversazione che ho avuto con mio padre, che da qualche settimana era a casa dal lavoro con l'influenza.

"Come stai, papà?" gli ho chiesto.

"Meglio," ha risposto. Poi si è alzato ed è andato in bagno per lasciarsi morire.

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Buona parte di me spera che l'ultimo pensiero di mio padre prima di lasciare questo mondo, mentre la vista gli si annebbiava e le labbra gli diventavano blu, sia stato un allegro "Te l'ho fatta, stronzetto!" Perché quelle che sono state le sue ultime parole, degna fine di un'esistenza fondata sul sarcasmo, per me sono state la più grande beffa che io abbia mai subito.

Tre settimane dopo ho festeggiato il mio decimo compleanno. Qualche mese più tardi ho vinto il premio di "allievo più divertente" della classe. Trasformare il mio dolore in qualcosa che facesse ridere gli altri era molto meglio che scoppiare a piangere più volte al giorno—ciò che in realtà avrei voluto e avuto bisogno di fare. Dopo aver sofferto un dramma del genere ci si appiglia a qualsiasi briciola di positività: nel mio caso, io mi ero appigliato alle risate dei miei compagni di classe. Inoltre, diciamocelo, nessuno vuole essere il ragazzino che piange la morte di suo padre; quello di solito è uno sfigato.

Quando il coroner ha finito di rovistare nella barca che, per 51 anni, era stata la casa del mio intelligentissimo padre—il quale per un anno era stato anche membro del Mensa, ma che poi per taccagneria non aveva rinnovato l'iscrizione—è stato stabilito che la causa della sua morte era stata un infarto fulminante. Così, l'esistenza di mio padre si è potuta concludere degnamente nel crematorio di Loughborough. Ma l'autopsia effettuata dopo la morte ha anche riscontrato i segni di un primo infarto avvenuto mesi o anni prima. Questa è stata una sorpresa per tutti. A quanto pare, mio padre non aveva ritenuto che l'avere dei dolori quasi mortali al petto fosse un buon motivo per andare dal medico. Un classico di papà.

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Dopo la sua morte, in quasi tutte le situazioni l'ironia ha preso il posto della sincerità, perché l'idea di rigirare il dito nella piaga e rivelare la mia fragilità era il peggio che che potessi concepire. È uno dei difetti peggiori che ho ereditato da mio padre, un difetto che ha contribuito alla sua morte. Ma è anche un tratto tipico di molti uomini, soprattutto nel Regno Unito.

Un esempio utile, per quanto caricaturale, di questo tipo di comportamenti è quello del marito testardo che alla guida dell'auto si rifiuta di chiedere le indicazioni. Ma si tratta anche di una caratteristica della nostra concezione della mascolinità. Fin da piccoli ci viene insegnato che riconoscere le proprie debolezze è di per sé una debolezza, e ci sono molte tristi statistiche che affermano quanto sia grande il problema.

Per quanto riguarda la salute sessuale, ogni anno gli uomini si fanno visitare in media la metà delle volte rispetto alle donne, il che non ha molto senso. Sono piuttosto sicuro che le donne non si ammalino il doppio rispetto agli uomini. Nel Regno Unito i casi di morte prematura, ovvero di persone sotto i 50 anni d'età, sono una volta e mezza più frequenti tra gli uomini che tra le donne. Le cause principali di queste morti sono le malattie cardiovascolari, gli incidenti, i suicidi e il cancro. Nonostante il numero di malati sia più o meno lo stesso fra uomini e donne, il tumore della pelle risulta quattro volte più fatale per gli uomini, perché molti di loro si rifiutano di riconoscere di avere un problema finché non è troppo tardi.

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L'iniziativa "Feeling Nuts", in corso questo mese sui social, invita gli utenti maschi a postare dei selfie in cui si tengono il pacco. Sensibilizzare il pubblico sui rischi del cancro ai testicoli è sicuramente uno scopo nobile, ma non posso fare a meno di considerare quest'iniziativa più come un'occasione per dare spettacolo che come qualcosa che avrà davvero un impatto sul comportamento degli uomini. I selfie di Hugh Jackman o di Patrick Stewart saranno menzionati dalla CNN, ma riusciranno a far sì che l'argomento venga toccato nei bar e sul posto di lavoro? La verità è che abbiamo paura di ammettere i nostri sentimenti anche a noi stessi, figuriamoci agli altri. Abbiamo paura di parlare, e questo ci uccide.

Un altro dato rivelatore è quello dei casi di suicidio. Anche se le donne sono più inclini alla depressione, il tasso di suicidi è tre volte più alto tra gli uomini. Secondo una ricerca pubblicata nel 2012 da Samaritans, una delle cause principali di questo sbilanciamento sarebbe la nostra concezione della virilità. La ricerca fa notare che "il modo in cui fin dall'infanzia si insegna agli uomini a essere 'uomini' non tiene in alcun conto le emozioni e la capacità di stabilire relazioni," e che "invece del dialogo, per ridurre lo stress e le preoccupazioni in modo 'sano' gli uomini utilizzano la musica e l'esercizio fisico."

Anche l'alcolismo è molto più diffuso fra gli uomini, che lo concepiscono come una sorta di automedicazione psicologica. Mio nonno ha combattuto durante lo sbarco in Normandia, è stato l'unico dei suoi compagni a sopravvivere, e gli orrori indescrivibili a cui ha assistito gli hanno fatto perdere la sanità mentale, finché alla fine non era in grado di fare altro che bere. Nato sei anni dopo il D-Day, mio padre era uno dei tanti figli nel boom economico incapaci di amare o anche solo di parlare dei propri sentimenti, perché cresciuti da padri che reprimevano le loro emozioni. È una condizione ereditaria—gli uomini incapaci di comunicare i propri sentimenti sono figli di uomini a loro volta incapaci di comunicare i propri sentimenti—e i sintomi di quello che noi oggi chiamiamo disturbo da stress post-traumatico sono diventati sinonimi di mascolinità.

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Ovviamente, il problemi non finiscono qui. Mentre le madri vedove fanno i conti con le conseguenze della nostra diffidenza nei confronti dei dottori, noi uomini siamo bravissimi a rovinare fin dall'inizio le nostre relazioni a causa della nostra incapacità di dialogare. Dato che per scrivere questo articolo non mi bastava rivivere la morte di mio padre, ho avuto la brillante idea di chiedere alla mia ex fidanzata Megan quali sono stati i problemi che ha incontrato durante il periodo in cui sono stato il suo pessimo compagno.

"Credo che il problema principale sia stata la tua incapacità di comunicare, che ti rendeva difficile gestire le tue emozioni," ha detto. "Oltre a non essere in grado di parlare con me, eri così abituato a reprimere le tue emozioni che non riuscivi più a distinguerle. Quindi anche quando vedevo che c'era qualcosa che non andava, tu negavi. Non dovevo solo convincerti ad affrontare dei problemi, dovevo anche far sì che tu li riconoscessi come tali."

Come vi dirà qualsisia persona che sia felicemente sposata, la chiave per una relazione duratura è il dialogo (ma anche non andare a letto con le colleghe aiuta). La cosa peggiore è che noi uomini lo sappiamo. Ce l'hanno detto un sacco di libri, programmi TV e film che trattano questi problemi, ma continuiamo a fare finta di niente e a pensare che valga solo per gli altri.

Quindi, cosa possiamo fare? È troppo facile considerare la questione come una causa persa, pensare che si tratti di un'abitudine troppo radicato nella nostra cultura per poterla cambiare. Non si può cambiare la personalità di mezzo mondo dall'oggi al domani—e per fortuna, dato che ci sarebbe molto da dire anche sull'auto-ironia, il cinismo e via dicendo. Ma tanto per cominciare si può fare una cosa molto semplice: parlare. Lo facciamo ogni giorno, quindi perché non farlo anche quando si tratta di cose veramente importanti? Sappiamo bene tutti come si fa ad aprire e chiudere la bocca per emettere dei suoni; se solo ci spingessimo un attimo oltre quei suoni ne trarremmo grandi benefici.

Se avesse imparato ad aprirsi un po' di più, forse mio padre non avrebbe passato la vita a rifiutare ogni tipo di aiuto e sarebbe ancora fra noi. Pensateci, avrebbe potuto risparmiare al mondo un altro articolo autoreferenziale scritto da un ragazzo il cui padre era freddo e distante, e avrei avuto vicino qualcuno pronto a bofonchiare con disapprovazione ogni volta che avrei parlato della mia casa e della mia situazione lavorativa.

Ma i se non ci portano da nessun parte. Tuttavia, se noi uomini non iniziamo a considerare un problema la nostra incapacità ad aprirci, continueremo a morire presto e inutilmente e a distruggere tutte le nostre relazioni.

Quindi per favore: parlate. Non fatemi scrivere un libro intero sull'argomento.

Segui Jack Urwin su Twitter:@JackMerlin